Ma parliamo di Revega innamorato di Rossella. Mi pare fosse il 1986. Quella sera di agosto era molto caldo, e Revega uscì con una canottiera molto scollata a righe bianche e nere orizzontali. L’odore era piuttosto percepibile (vedi “Volevo Dire Una Cosa”, capitolo scritto da Paolo Aprile). In piazza c’era la festa dei commercianti e si potevano mangiare gratis piatti di tonno fagioli e cipolla. Revega ne mangiò cinque senza alcuna remora, bevve qualche birra, si infilò nel girocollo della canottiera un pupazzo di peluche che aveva vinto nel pomeriggio alla pesca della festa dell’Unità. Vide Rossella a un tavolo del Caffè del Corso in compagnia di amici, agguantò una sedia e si unì al gruppo salutando Rossella con enfasi e dicendo cose piuttosto astratte (d’altronde all’epoca gli era sufficiente un paio di birre per apparire ubriaco ed agire in forme mistiche; una volta si spalmò del ketchup sulle mani ed in faccia).
Estrasse il peluche dal suo petto villoso e lo ripose più volte, gli fece muovere le zampine berciando in tono acuto, finchè volle consegnarlo a Rossella come segno tangibile del suo romantico interesse.
Ad ennesima dimostrazione della sua signorilità, Rossella accettò ringraziando con un dolce sorriso.
Io osservai il tutto da poco lontano con Padulo, Oreste ed il Mister.
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