venerdì 22 maggio 2020

Libracci

Bologna, 15 maggio 2020. Alle porte della fase 2, munito di autocertificazione un po' fittizia, per la prima volta dopo due mesi e mezzo di lockdown appenninico prendo il treno (dentro siamo in tre più due ferrovieri), fuoriesco dal mio comune di residenza scendendo a Bologna, mi incammino verso il centro poi entro in un negozio, quello che consideravo meno ostile: il Libraccio in via Oberdan, l'ex Nannucci per intenderci. 

Mi affaccio tra le barriere antitaccheggio per controllare quante presenze all'interno: la cassiera, alle prese con un cliente, mi dice di attendere un attimo. Torno fuori sui miei passi, dietro di me si accoda un signore in attesa. 

Per guadagnare tempo mi spaciacco le mani col gel disinfettante, la mia sensazione è sempre quella di rendermi le mani più zozze di prima, ma è una cosa mia. A breve il cliente alla cassa esce, quindi entro con discreta sicumera. 

La cassiera esce dalla postazione per dedicarsi a me, e non potendo vedere la sua mezza faccia mascherinata intendo solo il tono: 
- Allora, come prima cosa ci vuole la mascherina. 
Mi accorgo di non averla rimessa dopo la lunga camminata per tutta via Indipendenza, ops, dico, ce l'ho qua. 
- Poi bisogna disinfettarsi le mani. 
- Già fatto, grazie. 
- E per finire, c'era prima il signore. 
Indicando quello dietro di me. Mi giro e per sicurezza faccio per chiedere scusa, ma il signore mi interrompe dicendo no no prego, c'era prima lei.

Insomma mi hanno trattato di merda; così sono stato dentro con comodo ad estrarre e ponderare vinili, a chinino con l'ingombrante borsello sporgente dalla schiena per vedere i cd nelle file in basso, a scorrere i titoli dei bluray e a sfogliare libroni di grafica, fumetti e arte contemporanea, cioè sono stato lì a rompere i coglioni un'ora e un quarto poi sono uscito senza aver comprato niente.

lunedì 25 aprile 2016

Rivelazioni

Secondo un amico è andata così: AlBano, durante un soggiorno a New York per un concerto al Madison Square Garden, complice la medesima casa discografica fece visita a Michael Jackson il quale si trovava in studio ad incidere Will You Be There. Tornato in Italia, nel 1987 pubblicò al volo I Cigni Di Balakà: in seguito, nel 1992, tentò la causa per plagio di cui sappiamo. Al che, qualche dirigente presso la major americana mise in atto una ritorsione, che gli americani non li prendi tanto per il culo, e sguinzagliò qualche conoscenza alle costole della figlia di AlBano, che sparì a New Orleans intorno al capodanno 1994.

martedì 29 dicembre 2015

Tutinudi

Prosegue la tradizione dei nuovi testi in anteprima su questo blog.
N.B.: ho dovuto chiudere il sito riccardololli.com in quanto realizzato su piattaforma Wordpress, su cui non riesco a mettere il disclaimer dei cookies finchè non prenderò un qualche master in programmazione. Roba semplice. In culo.

Il brano che segue è già stato inciso, si chiama Tutinudi e dura oltre 8 minuti.


Scusi, sa che ore sono? No, sono nudo.
Ah sì buongiorno, buongiorno come va?
Ho delle pendenze, ci si penserà, entro dicembre, entro settimana,
non entro, lascio passare la befana, poi dopo entro nel mito.
Ma quello là è vestito, ha un tessuto ignifugo che gli brucia in testa.
Ma sì, è una nuova moda hip, ha un gettone della sip?
No, sono nudo, l’igiene è ben curata, l’immagine è curata,
mi scusi il disordine mentale, l’avessi saputo avrei pulito.
Ma quello là è vestito, si porta da solo al guinzaglio,
ma sì, se non mi sbaglio. E’ suo questo bagaglio?
No, sono nudo, si vede quasi subito se sudo, per questo mi ricopro con il talco
e provoco conati ai meno fortunati che devono cantare sopra un palco,
li indico col dito finchè non han finito.
Ma quello là è vestito, ricoperto da foto di sé stesso nudo
stampate su carta riciclata, una risma di pensieri si affolla nella mente…
Scusi, sa che ore sono?

Fammi vedere cosa c’è sotto, cosa c’è sotto il vestito
Sotto il vestito niente di niente di niente del niente sparito
C’era un disegno, c’era un ritratto, un vetro rotto, un vetro intatto
Parole parole parole ed un fatto, 6 + 6 + 6 = 18
Fammi vedere cosa c’è dentro, cosa c’è dentro la mente
Dentro la mente niente di niente di niente del tutto più assente
Un quadro sbagliato, un quadro esatto, un filo di rame che non fa contatto
Un filo di voce, un pelo di gatto, fammi vedere cosa c’è sotto

Buongiorno, qualcuno prima d’ora le ha mai posato sul palmo della mano
questo smarfone?
Buongiorno, potrebbe essere suo, se lei collabora, se lei collabora.
Faccia una bella firma poi faccia una bella faccia
Anzi lei faccia la faccia che la firma la faccio io
E si ricordi di non recedere prima di un anno, se vuole rivedere suo nonno.

Buongiorno, ed ora mi accanisco,
le faccio vedere le slides, le faccio vedere le slides
Buongiorno, ed ora mi accanisco,
le faccio vedere le slides, e non mi perdonerà mai
Le faccio vedere le slides, come in Arancia Meccanica,
come una setta satanica
Lei pianga calde lacrime, le conserverò in una tanica
Non si asciughi con la manica

Buongiorno, le faccio vedere cosa c’è sotto
Un uomo donnato, un vitello pollato
Buongiorno, un gatto accanito, un gatto caldo, un cane bagnato
Se corro più forte del cane infrangerò il muro del cane
Io corro più forte se piove
Terrò le mani in tasca, sul bordo della vasca la capra casca, la capra casca

Buongiorno, dovrà temere i giovani anche se portan doni, se portano smarfoni
Buongiorno, dovrà farmi vedere i contatori, i suoi tesori
Le donerò un divano, lo so che è tutto vano, ma butta via un divano
Se preferisce un secchio, ma è un modello già vecchio
Non mi rifletto nello specchio

mercoledì 27 agosto 2014

Echoes of Secrets

Mi pregio di essere presente nel recentissimo tributo ai Pink Floyd della Mellow Records con una versione di Shine On You Crazy Diamond.

domenica 6 luglio 2014

Fuori Catalogo: Recensione di Gianni Della Cioppa

Sarcastico, pungente ed allo stesso tempo acuto, in una parola intelligente. Ecco forse spiegato il motivo perché uno come Riccardo Lolli difficilmente potrà conoscere il successo, se questa parola ha ancora un senso in tempi dove le cifre di vendita della musica, in qualsiasi formato, hanno raggiunto i minimi storici e la cosa sembra solamente destinata a peggiorare. Immaginatevi una sorta di Simone Cristicchi meno elitario ed un Samuele Bersani meno adolescenziale ed avrete inquadrato il profilo di questo Lolli, che del più famoso Claudio, ha ereditato la visione del proprio tempo, raccontato in modo graffiante e concreto in canzoni che diventano fotografie di un oggi sempre più confuso e caotico. Con “Dopofestival”, “Floppy”, “Fatemi scendere” (anche in versione acustica), “A Taranto”, “Mama”e le altre canzoni, quattordici in totale, Riccardo Lolli ci consegna un album bello e brillante, e temo che proprio per questo in pochi troveranno il desiderio di scoprire. (Gianni Della Cioppa)