domenica 25 settembre 2011

Va là che stiamo bene noi

Va là che stiamo meglio noi in montagna. Oggi ho deciso di spostare i cinni da casa mentre Angela andava ad imbiancare l'appartamento di sua mamma che sarebbe ora di affittarlo. Tra l'altro le si è rovesciato un bidone di vernice nel baule della panda: in quel momento ho realizzato che siamo diventati all'improvviso un caso sociale. Va bè.
Comunque parto coi due minorenni con debito anticipo alla volta di Casalecchio per andare a vedere i PUFFI in 3D. Prima volta per tutti, un film in 3D. Orario dichiarato di inizio film: 17:20. Pago € 32,50, poi i bambèini vogliono mangiare e bere le porcherie e una tantum li accontento: una fanta, un litro di acqua gasata, un popcorn il più piccolo che c'è (ci si mangia in 3) e una miseria di caramelline variopinte self service che poi alla cassa pesano il sacchetto. Totale € 13,80.

Alle 17:20 spaccate comincia la pubblicità. Il problema è che non smette mai. Abbiamo dovuto cambiare posti rispetto a quelli designati dalla cassiera in quanto Giulio ha incontrato un suo amico e vuole sedersi vicino a lui. La gente continua ad entrare a vagonate ben oltre l'orario, e attendo di litigare con qualcuno che pretende il suo posto prenotato benchè ci sia mezza sala disponibile. Ma non accade. E' come quella barzelletta "'accidenti a te e alla tua bicicletta", l'incazzatura preventiva. Va bè.
La pubblicità continua, Francesco alle 17:35 mi chiede "ma i puffi dove sono?" A un certo punto lo spot di Mediaset premium (mi ha riferito Giulio, non facevo caso ai brand) dove un personaggio di film irrompe in una camera da letto, termina col tipo a letto che sbraita ben scandito "MA LI MORTACCI TUA!". Che finezza, in una sala piena di piccoli bambini. Va bè, sono italiani.

Oh, arriva il pupazzino che si siede in poltrona e la scritta "buona visione": Finalmente. Invece no, ancora pubblicità e trailer. Non riesco a controllarmi, 32 euro avrebbero dovuto darmeli loro. Di nuovo il pupazzino, poi qualche trailer e finalmente il film. Sono le 17:54.

Intervallo, che la scritta sullo schermo preannuncia lungo 8 minuti. Con tempismo perfetto entra l'omarino gialloblu col carrello di bibite cipster e popcorn, e l'orda di cinni compra ancora. Ho chiesto quanto costa un popcorn piccolo, che nel conto di prima non avevo distinto: euri 3,50 per una pannocchia scoppiata.
Il film è doppiato come al solito con delle puttanate indicibili, tipo "non me ne frega un puffo".

Ora, mettiamo sul piatto della bilancia il fatto che i film, per prassi comune, si scaricano. Dice "li scarico gratis": no caro, il gestore telefonico lo paghi, il pc lo paghi, l'hard disk lo paghi. Va bè.
A quanto pare, il prezzo da pagare per la prassi comune è questa spesa incontrollata e un'overdose di pubblicità (la volgarità invece è un bonus): allora grazie ma d'ora in poi scelgo di scaricare.

mercoledì 21 settembre 2011

Wie geht's

Non sopporto di sentirmi chiedere "come va". E purtroppo mi sono rassegnato al fatto che sono due parole universali, me lo chiedono tutti come interiezione, benchè io non sia mai riuscito a chiederlo a nessuno e sia finora sopravvissuto.
Come cazzo vuoi che vada? Va male, no? Però se rispondo sinceramente ed educatamente "male, grazie" gli interlocutori si dividono: c'è chi si sganassa dal ridere, e lo mando mentalmente affanculo in automatico, e chi basito chiede "beh? perchè?". Qualunque sia la situazione, trovo impossibile raccontare al basito le decine di motivi per cui va male. Fosse anche seriamente interessato, non me la sento di imporre una mezz'ora di lamentele. Per poi magari sentirmi rispondere con soluzioni semplici e logiche da applicare con serenità, manco fossero tutti psicanalisti, medici, filosofi o sciamani.
A quelli di cui non mi frega un cazzo e che probabilmente non rivedrò mai più rispondo "bene".
Agli amici frequenti rispondo "come al solito".
Il più delle volte rispondo "insomma, non c'è male", ma trovo sempre lo splendente che mi urla "MA COME? DEVI DIRE BENE! EH!". Ecco, adesso di sicuro va peggio di prima. L'ottantenne, che un pò ha ragione anche lui, mi dice "se non vai bene te che sei giovane", ma è tutto da dimostrare.

lunedì 19 settembre 2011

Cervelli

Vediamo se mi ricordo tutto.
Il piccolo esordisce all'ESÍLO, anzi materna: 4 foto tessera, due sacchetti di tela uno con le lenzuola e uno col cambio, tutto singolarmente taggato con nome e cognome.
Il grande va in 2a elementare anzi primaria (farà anche ginnastica anzi motoria), ha una quantità di libri ordinati a giugno e arrivati adesso, quadernoni con sovracoperta in plastica taggati, zaino, astuccio con matite, merendina, grembiule nella fattispecie comprato da carrefour dove in offerta avevano solo quelli del milan e della juve, tesserino pagamento pulmino anzi scuolabus.
Per entrambi: piatti bicchieri e posate personali da portare avanti e indietro, blocchetti buoni pasto da comprare alla tua banca indifferente nell'edizione 'fratelli' che costa meno, autocertificazione per l'entrata anticipata dove sottoscrivo che mi tocca lavorare come dove e quando, l'elenco di coloro atti a raccattare il bimbo all'uscita, la liberatoria per audio/foto/video delle attività educative.
Ieri abbiamo preparato tutto, in due, dalle 17 alle 20.
Per un paio di settimane gli alunni escono anticipatamente, costringendoci ad equilibrismi automobilistici. Ogni mattina: chi resta alla mensa oggi? Uno, l'altro o entrambi? Quindi, a chi va il buono pasto e il sacchetto con piatti e posate? Oggi c'è per caso ginnastica anzi motoria, che allora servono le scarpe da motoria? 
Le montagne di compiti a casa sembra che vengano assegnati ai bimbi, in realtà sono per i genitori.
Mia moglie obbedisce e si diverte anche un pò. Io pure adempio, con un qualche vaffanculo (a scuola e a casa vostra: fanculo!) che aiuta a sopravvivere.

domenica 11 settembre 2011

Pànico, pànico, panìco

Abbandonato si fa per dire da Angela e Giulio che si sono lanciati nel trekking estremo alle cime di lavaredo, resto solo con Francesco, tre anni, col quale sono in sintonia nell'evitare il trekking. Ma come minchia facciamo a passare un weekend?
Festa dell'Unità di Bologna, finalmente. Sabato, per trovare un parcheggio vicino e gratuito partiamo presto. Però alle 16,30 siamo già lì, parcheggio praticamente di fronte ad un ingresso. Sole a palla, caldo opprimente, nessun riparo. Alla Festa è tutto chiuso, eccetto qualche bar. Unici conforti, caffè e birra. Oltre allo sconforto della chiusura totale (pensavo che qualche stand fosse aperto al sabato pomeriggio) vedo tutto esattamente uguale da tempo immemore, a parte lo stand di Music Academy che non avevo mai visto, non lo vedo neanche adesso perchè è chiuso, e mi sovvengono gli anni passati a urlare ai cinni scalmanati, cene impervie ai ristoranti toscani che in quattro costano oro, scartare i questuanti, i venditori di oggetti visti in TV, i buttadentro agli spettacoli circensi gratuiti (?), voglio il palloncino il gelatino la pallina la pallona il giochino la ludoteca il dvd di harry potter il libro della pimpa e insomma torno in macchina, mi ributto in tangenziale e vado a fare una spesa mirata da Carrefour, cioè uno spray Vape per le mosche, un paio di bluray in offerta (Dracula di Coppola e The Doors di Stone), la 'nduja, un sacchetto di fondi di salumi notoriamente scontati, un telefono cordless a 15 euro, il digerselz, le pile AA e AAA, tre mezzi chili di pasta Voiello, due tranci di pizze, una coca senza caffeina. Poi di nuovo tangenziale per un bel sushi all you can eat a Castelmaggiore. Francesco gradisce e mangia riso, gamberi, pollo e frutta. Torniamo a casa con calma, alle 21 siamo già arrivati, alle 22 Francesco dorme già. Si è risvegliato stamattina alle 9 ed ora siamo a Monghidoro in attesa del pranzo dai nonni, poi la festa a Lognola dove credo ci sia un baby entertainer, poi se resta del coraggio andrò a visitare la sagra degli stianconi con l'ajeda a Castel dell'Alpi. Direi che la noia è vinta.