martedì 29 aprile 2014

fuori catalogo: leandro barsotti sul mattino di padova


Liberata dagli schemi canonici imposti dalle ormai defunte case discografiche, la canzone d’autore italiana sta dando spazio e vita ad un tal fermento che quasi quasi ricorda i primi anni settanta.

Riccardo Lolli (solo Lolli sulla copertina) è un emiliano a metà tra Guccini e Elio e le Storie Tese. Un po’ molto serio, a volte così serio da diventare sarcastico, un po’ molto sarcastico. Però è forte, e ringrazio l’amico Vannuccio Zanella che ci ha lavorato e me lo ha fatto conoscere.

L’album “Fuori catalogo” è stato masterizzato nei mitici Abbey Road di Londra, ed è comunque Lolli l’artefice del prodotto di cui fa tutto, canzoni e arrangiamenti.

Dentro ci trovate l’ironia di “Fatemi scendere” e “Telefonati da solo”; la straordinaria divertente “Me ne frega” e una deliziosa cover di De Gregori, “Chissà dove sei”.

Di lui in giro c’è poco. Tra quel poco, sentite questa cosa qua, “Dopofestival” che apre l’album.

mercoledì 23 aprile 2014

Fuori catalogo: la recensione di Giuseppe Bellobuono su fasecontrofase

http://fasecontrofase.net/2014/03/04/fuori-catalogo-di-riccardo-lolli-2014/

“Fuori Catalogo” di Riccardo Lolli, artista bolognese poliedrico e simpaticissimo, è il suo primo cd da solista per la MP & Records, dopo due album con i Central Unit, gruppo di cui fa parte come compositore e tastierista dal 2000. Il cd contiene 12 brani tutti composti da Lolli, ad eccezione di “Chissà dove sei” che è una cover di un brano di Francesco De Gregori del 1974.

Di seguito un “Track by track”… o quasi, insolito, nato da una chiacchierata informale con Riccardo per descrivere i brani presenti in FUORI CATALOGO.


Dopofestival descrive il leggendario degrado fisico e morale di certe rockstars nei backstage, trasportato nella provincia italiana.


Col Caldo, invece parla di …Un leggero mal di vivere, reso più acuto dalle alte temperature estive, raccontato in prima persona da un disadattato.


In Fatemi Scendere è di scena un altro disadattato, un serial killer che si limita a fotografare piedi su un bus onirico.


Floppy è una canzone d’amore anni ’80, ovviamente mi dissocio.


Telefonati Da Solo : un brano scritto nel 1998 agli albori della telefonia mobile, quando i pochi possessori di cellulare venivano guardati con disprezzo.


Me Ne Frega : la generazione del 21° secolo in tutta la sua splendida mancanza di interessi e valori.


Radio Pages II : costruito su un sample di un canto tradizionale delle mie parti (Monghidoro).


Intervento : ispirata da fatti realmente accaduti. Quando, in una manifestazione, l’intro dell’assessore supera in psichedelia la manifestazione stessa.


Fuori Catalogo : un intreccio tra morte e grande distribuzione.


Chissà Dove Sei : l’unica cover dell’album, è un brano di Francesco De Gregori


Tra testi e riferimenti musicali a volte molto distanti tra loro, Riccardo Lolli si ritrova a fondere diversi generi musicali, tra passato, presente e futuro, passando dal prog (“Col Caldo”), all’elettronica (“Floppy” ), alla canzone d’autore (“Chissà dove sei”) ed anche un certo rock demenziale (“Telefonati da solo”). L’album è stato completato e masterizzato negli studi di Abbey Road (operazione resa possibile grazie al crowdfunding) e la copertina è stata realizzata da Stefano W. Pasquini.

Stefano Lolli!

Vi ricordavate che mesi fa ho vinto il remix contest di Elio e Le Storie Tese a pari merito nella categoria Drogato?

Fuori catalogo: la recensione su Rock Impressions

Maturo e saggio?

Al contrario, oiggas e orutam.

http://www.rock-impressions.com/lolli1.htm

L’importanza di chiamarsi Lolli. E’ un cognome decisamente rilevante in ambito musicale italiano, Claudio ad esempio è un cantautore che di certo ha scritto pagine incidenti nella musica italiana sin dagli anni ‘70 e la cosa di rilevanza è che sono pagine di certo non banali. Questa deve essere la peculiarità di chi ha questo cognome, la forte personalità e la voglia di approfondire il proprio pensiero. Riccardo Lolli infatti è un artista poliedrico e per chi segue il Progressive Rock italiano, non è neppure un nome nuovo, in quanto lo si scorge nel gruppo bolognese Central Unit (tastiera e voce).

Sono serviti davvero molti anni a Lolli per assimilare questo album di debutto. Oggi è anche grazie al sistema di crowdfunding che si riescono a fare cose che in situazioni normali cozzerebbero contro l’impedimento delle difficoltà economiche, così l’album viene completato e masterizzato negli studi storici di Abbey Road.

Artistica anche la rappresentazione visiva del cd “Fuori Catalogo”, realizzata da Stefano W. Pasquini, con un libretto interno esaustivo e per una volta tanto leggibile! Esso contiene i testi, simpatiche fotografie e la descrizione di chi suona nei singoli brani.
Attento e sagace osservatore degli eventi, Lolli apre il disco con “Dopofestival”, una canzone sicuramente diretta musicalmente parlando, con un ritornello che scalfisce la mente. Acustica “Col Caldo”, ariosa e dall’approccio Prog anche grazie al flauto di Alberto Pietropoli. Gli arrangiamenti sono importanti, così le coralità.

Decisamente unico l’approccio musicale dell’artista, un interagire con gli stili che non è comune, non è che si incontrano facilmente dischi in cui passato, presente e futuro (ricerca) si intersecano in pochi minuti. Perché “Fuori Catalogo” è questo, un raccordo fra stili e tempi.

Forse molti di voi troveranno affinità con Max Gazzè, in alcuni frangenti questo potrebbe essere anche veritiero, ma essendo il tutto molto variegato, fa si che il risultato finale non sia di facile focalizzazione. Trovo “Me Ne Frega” intelligente sotto molti punti di vista, con annesso un bel solo di chitarra elettrica. Testi di vita quotidiana sono scritti con l’occhio di chi è maturo e saggio, descrivendo l’umanità tecnologica giovanile con sagacia ed attenzione. Un dialogo descrittivo fra la voce, quella di Lolli, ed i cori, con domanda e risposta. Di tanto in tanto fa capolino l’elettronica, tuttavia semplicemente come supporto alla melodia. Sottolineo anche “Mama” e “Fatemi Scendere” in versione unplugged.

“Fuori Catalogo” è un disco cantautorale che sicuramente fa pensare e non vorrei che questo ai tempi d’oggi fosse un impedimento. L’intelligenza di Lolli lo porta a volte anche a parlare in un linguaggio quasi Rap, proprio per essere più diretto e bypassare il problema.
Voi ascoltatelo con attenzione, mentre per Riccardo c’è da parte mia solo un aggettivo: Creativo. MS

Fuori catalogo: la recensione di Silvia Cerri su Rockit

Ecco una recensione scritta da qualcuno che non mi conosce personalmente nè virtualmente, basata esclusivamente sull'ascolto (in bassa qualità) dei brani caricati sulla pagina, senza note di copertina o distrazioni di altro tipo. Devo dire che sono piuttosto contento.
http://www.rockit.it/recensione/24836/riccardololli-fuori-catalogo

Ho provato a catalogare il disco di Riccardo Lolli ma ho rinunciato molto presto all'impresa, dovevo captare al volo che "Fuori Catalogo" fosse un monito oltre che un titolo, notificazione di un certo modo di essere, più che di fare. Lolli sfila comodamente a suo agio indossando un jeans Pop, quella giacca po' Prog anni 70, la maglia Elettronica e il basco Cantautoriale, sperimentando un miscuglio di generi su una passerella lunga 14 tracce.

I pezzi sono svestiti della semplicità più pop(olare) e sin dal principio del disco, con "Dopofestival" - racconto del crollo psicologico di una star dopo il palco e l'ora di celebrità - emergono sonorità non convenzionali, che riecheggiano quella stessa (perduta) dedizione alla sperimentazione dei primi Tiromancino di "Rosa Spinto". "Col caldo" esplodono i fiati e i cori da uh-la-là, perfetti per esorcizzare un poco l'estremo disagio esaltato dalla calura estiva, insopportabile. Riccardo Lolli riesce ad essere ironico e arguto anche nel peggiore dei casi e ce lo dimostra con "Me ne Frega" e "Telefonati da solo", che pur trattando temi triti e ritriti, riescono come le migliori perle di EELST ad aprire un terzo occhio sul mondo, quello più rock demenziale.

Nella plurivocità dell'insieme i testi si distinguono per una loro coerenza, uno stile di scrittura unico e personalissimo che è quello che più mi assiste nell'ascolto non proprio semplice. A metà dell'impresa mi fa lo sgambetto una claustrofobica "Radio Pages II", che innesca suo malgrado un loop di paranoia pura. Sono passati molti ascolti eppure sono ancora spiazzata. Qui dentro c'è tutto: esperienza, professionalità, tecnica, disagio e genuinità, uno sguardo aperto sul mondo, sulle brutture, sui tabù, sui sentimenti mai banali (che un uomo può provare per il suo floppy disk), eppure ci sono dei nodi che non permettono di godere completamente dell'ascolto: sono alcuni brani ("Radio Pages II", "Intervento", "A Taranto"), la scaletta troppo lunga, la chiusura interminabile, annunciata "questa è l'ultima canzone, ve lo giuro", ma protratta per 7 minuti e 44 secondi.

Quella di Riccardo Lolli è una realtà polimorfa, proprio come i suoi gusti e i suoi disgusti e "Fuori Catalogo" non è un album per ogni tipo di palato. Chi ha la voglia di cimentarsi, lo ascolti: ne uscirà nel bene o nel male arricchito e disorientato, una sensazione non comune, per un album che di comune non ha evidentemente niente.

Fuori catalogo: la recensione di Estrema Riluttanza

Oltre a ricopiare il testo, mi sembra bello postare il link alla pagina di Stonehand, che ha gentilmente concesso lo spazio ad Estrema Riluttanza per parlare bene del mio cd. Almeno io l'ho intesa così eh, magari era un giro di parole per dire che a Genova c'è il mare (cit.)
http://www.stonehand.it/wordpress/fuori-catalogo-riccardo-lolli-quantaltro/


Quella di oggi è un’assoluta novità, ho deciso di lanciarmi in una recensione; parliamo ovviamente di dischi, nello specifico di Fuori Catalogo, opera prima di Riccardo Lolli fresca di pubblicazione grazie a un ardito progetto di crowdfunding.

Di Riccardo Lolli e della sua voce mi è capitato di parlare già in altre occasioni (vedi La genesi dei biscotti) ma oggi il compito è molto più arduo, vorrei mettere su carta le sensazioni e i pensieri che si accavallano nella mia testa mentre ascolto il suo CD.

Non so se vi è mai capitato di fare uno di quei test in cui vi mostrano un’immagine e poi vi chiedono se riuscite, dentro la stessa immagine, a individuarne un’altra, e magari voi provate ma non ce la fate quindi, quando finalmente ve la indicano, finite col sentirvi parecchio tonti perché l’immagine era lì, chiarissima, solo che voi non riuscivate a vederla.

Ecco, ascoltando le canzoni di Riccardo Lolli ti senti un po’ così, un momento ti trovi in piedi in una normalissima stanza e il momento dopo tutto si è capovolto e al posto del tavolino c’è il lampadario, però la cosa ti appare assolutamente logica e naturale e quel lampadario è in effetti un perfetto tavolino, eri tu che non lo guardavi bene.

Non so, sarà che in mezzo a tanta prevedibilità e circondata da parole che vedi arrivare da chilometri di distanza, il fatto di essere sorpresa e di trovarti a guardare il mondo con un paio di lenti diverse fa un gran bene.

E poi ogni canzone è un po’ come la borsa di Mary Poppins, magari da fuori sembra solo una borsa, niente di speciale, poi però Lolli ci infila una mano e tira fuori il mondo, e tu ti ritrovi senza sapere bene come su un autobus di linea tra avvocati, e cipolline sottaceto, a sorridere di cinghiali illegali e arti artificiali, ma sempre con il cuore stretto di chi sa che al momento il capolinea è tutto quel che ho.

Dopo aver ascoltato qualche canzone ti viene da pensare che sì, finalmente l’hai inquadrato, sai chi hai di fronte; e invece lui ti confessa che si è innamorato di un floppy disk e tu lì per lì non sai che pesci prendere e c’è una tenerezza palpabile che non sai bene dove mettere, hai troppe cose tra le mani e non sai come gestirle.

Quando finalmente arriva Fuori catalogo, sei pronta a qualunque cosa, non sai cosa aspettarti ma sai che non lo sai ed è bello aprire le orecchie pronta al prossimo regalo, perché queste cose qui non le puoi pretendere, ti arrivano in dono e tu le accetti, come dice Lolli ad altezza di bambino ci son le caramelle, lei che è alto riesce a prendermi le stelle.

Lolli per fortuna è alto un gran bel po’.