Mi pregio di essere presente nel recentissimo tributo ai Pink Floyd della Mellow Records con una versione di Shine On You Crazy Diamond.
mercoledì 27 agosto 2014
domenica 6 luglio 2014
Fuori Catalogo: Recensione di Gianni Della Cioppa
Sarcastico, pungente ed allo stesso tempo acuto, in una parola intelligente. Ecco forse spiegato il motivo perché uno come Riccardo Lolli difficilmente potrà conoscere il successo, se questa parola ha ancora un senso in tempi dove le cifre di vendita della musica, in qualsiasi formato, hanno raggiunto i minimi storici e la cosa sembra solamente destinata a peggiorare. Immaginatevi una sorta di Simone Cristicchi meno elitario ed un Samuele Bersani meno adolescenziale ed avrete inquadrato il profilo di questo Lolli, che del più famoso Claudio, ha ereditato la visione del proprio tempo, raccontato in modo graffiante e concreto in canzoni che diventano fotografie di un oggi sempre più confuso e caotico. Con “Dopofestival”, “Floppy”, “Fatemi scendere” (anche in versione acustica), “A Taranto”, “Mama”e le altre canzoni, quattordici in totale, Riccardo Lolli ci consegna un album bello e brillante, e temo che proprio per questo in pochi troveranno il desiderio di scoprire. (Gianni Della Cioppa)
martedì 17 giugno 2014
mercoledì 7 maggio 2014
lunedì 5 maggio 2014
Acquisti
Ispirato da blasonati colleghi ho creato una pagina su Bandcamp. Ho messo in vendita qualche cosa, vediamo che succede:
http://riccardololli.bandcamp.com/
http://riccardololli.bandcamp.com/
martedì 29 aprile 2014
fuori catalogo: leandro barsotti sul mattino di padova
Liberata dagli schemi canonici imposti dalle ormai defunte case discografiche, la canzone d’autore italiana sta dando spazio e vita ad un tal fermento che quasi quasi ricorda i primi anni settanta.
Riccardo Lolli (solo Lolli sulla copertina) è un emiliano a metà tra Guccini e Elio e le Storie Tese. Un po’ molto serio, a volte così serio da diventare sarcastico, un po’ molto sarcastico. Però è forte, e ringrazio l’amico Vannuccio Zanella che ci ha lavorato e me lo ha fatto conoscere.
L’album “Fuori catalogo” è stato masterizzato nei mitici Abbey Road di Londra, ed è comunque Lolli l’artefice del prodotto di cui fa tutto, canzoni e arrangiamenti.
Dentro ci trovate l’ironia di “Fatemi scendere” e “Telefonati da solo”; la straordinaria divertente “Me ne frega” e una deliziosa cover di De Gregori, “Chissà dove sei”.
Di lui in giro c’è poco. Tra quel poco, sentite questa cosa qua, “Dopofestival” che apre l’album.
mercoledì 23 aprile 2014
Fuori catalogo: la recensione di Giuseppe Bellobuono su fasecontrofase
http://fasecontrofase.net/2014/03/04/fuori-catalogo-di-riccardo-lolli-2014/
“Fuori Catalogo” di Riccardo Lolli, artista bolognese poliedrico e simpaticissimo, è il suo primo cd da solista per la MP & Records, dopo due album con i Central Unit, gruppo di cui fa parte come compositore e tastierista dal 2000. Il cd contiene 12 brani tutti composti da Lolli, ad eccezione di “Chissà dove sei” che è una cover di un brano di Francesco De Gregori del 1974.
Di seguito un “Track by track”… o quasi, insolito, nato da una chiacchierata informale con Riccardo per descrivere i brani presenti in FUORI CATALOGO.
Dopofestival descrive il leggendario degrado fisico e morale di certe rockstars nei backstage, trasportato nella provincia italiana.
Col Caldo, invece parla di …Un leggero mal di vivere, reso più acuto dalle alte temperature estive, raccontato in prima persona da un disadattato.
In Fatemi Scendere è di scena un altro disadattato, un serial killer che si limita a fotografare piedi su un bus onirico.
Floppy è una canzone d’amore anni ’80, ovviamente mi dissocio.
Telefonati Da Solo : un brano scritto nel 1998 agli albori della telefonia mobile, quando i pochi possessori di cellulare venivano guardati con disprezzo.
Me Ne Frega : la generazione del 21° secolo in tutta la sua splendida mancanza di interessi e valori.
Radio Pages II : costruito su un sample di un canto tradizionale delle mie parti (Monghidoro).
Intervento : ispirata da fatti realmente accaduti. Quando, in una manifestazione, l’intro dell’assessore supera in psichedelia la manifestazione stessa.
Fuori Catalogo : un intreccio tra morte e grande distribuzione.
Chissà Dove Sei : l’unica cover dell’album, è un brano di Francesco De Gregori
Tra testi e riferimenti musicali a volte molto distanti tra loro, Riccardo Lolli si ritrova a fondere diversi generi musicali, tra passato, presente e futuro, passando dal prog (“Col Caldo”), all’elettronica (“Floppy” ), alla canzone d’autore (“Chissà dove sei”) ed anche un certo rock demenziale (“Telefonati da solo”). L’album è stato completato e masterizzato negli studi di Abbey Road (operazione resa possibile grazie al crowdfunding) e la copertina è stata realizzata da Stefano W. Pasquini.
“Fuori Catalogo” di Riccardo Lolli, artista bolognese poliedrico e simpaticissimo, è il suo primo cd da solista per la MP & Records, dopo due album con i Central Unit, gruppo di cui fa parte come compositore e tastierista dal 2000. Il cd contiene 12 brani tutti composti da Lolli, ad eccezione di “Chissà dove sei” che è una cover di un brano di Francesco De Gregori del 1974.
Di seguito un “Track by track”… o quasi, insolito, nato da una chiacchierata informale con Riccardo per descrivere i brani presenti in FUORI CATALOGO.
Dopofestival descrive il leggendario degrado fisico e morale di certe rockstars nei backstage, trasportato nella provincia italiana.
Col Caldo, invece parla di …Un leggero mal di vivere, reso più acuto dalle alte temperature estive, raccontato in prima persona da un disadattato.
In Fatemi Scendere è di scena un altro disadattato, un serial killer che si limita a fotografare piedi su un bus onirico.
Floppy è una canzone d’amore anni ’80, ovviamente mi dissocio.
Telefonati Da Solo : un brano scritto nel 1998 agli albori della telefonia mobile, quando i pochi possessori di cellulare venivano guardati con disprezzo.
Me Ne Frega : la generazione del 21° secolo in tutta la sua splendida mancanza di interessi e valori.
Radio Pages II : costruito su un sample di un canto tradizionale delle mie parti (Monghidoro).
Intervento : ispirata da fatti realmente accaduti. Quando, in una manifestazione, l’intro dell’assessore supera in psichedelia la manifestazione stessa.
Fuori Catalogo : un intreccio tra morte e grande distribuzione.
Chissà Dove Sei : l’unica cover dell’album, è un brano di Francesco De Gregori
Tra testi e riferimenti musicali a volte molto distanti tra loro, Riccardo Lolli si ritrova a fondere diversi generi musicali, tra passato, presente e futuro, passando dal prog (“Col Caldo”), all’elettronica (“Floppy” ), alla canzone d’autore (“Chissà dove sei”) ed anche un certo rock demenziale (“Telefonati da solo”). L’album è stato completato e masterizzato negli studi di Abbey Road (operazione resa possibile grazie al crowdfunding) e la copertina è stata realizzata da Stefano W. Pasquini.
Stefano Lolli!
Vi ricordavate che mesi fa ho vinto il remix contest di Elio e Le Storie Tese a pari merito nella categoria Drogato?
Fuori catalogo: la recensione su Rock Impressions
Maturo e saggio?
Al contrario, oiggas e orutam.
http://www.rock-impressions.com/lolli1.htm
L’importanza di chiamarsi Lolli. E’ un cognome decisamente rilevante in ambito musicale italiano, Claudio ad esempio è un cantautore che di certo ha scritto pagine incidenti nella musica italiana sin dagli anni ‘70 e la cosa di rilevanza è che sono pagine di certo non banali. Questa deve essere la peculiarità di chi ha questo cognome, la forte personalità e la voglia di approfondire il proprio pensiero. Riccardo Lolli infatti è un artista poliedrico e per chi segue il Progressive Rock italiano, non è neppure un nome nuovo, in quanto lo si scorge nel gruppo bolognese Central Unit (tastiera e voce).
Sono serviti davvero molti anni a Lolli per assimilare questo album di debutto. Oggi è anche grazie al sistema di crowdfunding che si riescono a fare cose che in situazioni normali cozzerebbero contro l’impedimento delle difficoltà economiche, così l’album viene completato e masterizzato negli studi storici di Abbey Road.
Artistica anche la rappresentazione visiva del cd “Fuori Catalogo”, realizzata da Stefano W. Pasquini, con un libretto interno esaustivo e per una volta tanto leggibile! Esso contiene i testi, simpatiche fotografie e la descrizione di chi suona nei singoli brani.
Attento e sagace osservatore degli eventi, Lolli apre il disco con “Dopofestival”, una canzone sicuramente diretta musicalmente parlando, con un ritornello che scalfisce la mente. Acustica “Col Caldo”, ariosa e dall’approccio Prog anche grazie al flauto di Alberto Pietropoli. Gli arrangiamenti sono importanti, così le coralità.
Decisamente unico l’approccio musicale dell’artista, un interagire con gli stili che non è comune, non è che si incontrano facilmente dischi in cui passato, presente e futuro (ricerca) si intersecano in pochi minuti. Perché “Fuori Catalogo” è questo, un raccordo fra stili e tempi.
Forse molti di voi troveranno affinità con Max Gazzè, in alcuni frangenti questo potrebbe essere anche veritiero, ma essendo il tutto molto variegato, fa si che il risultato finale non sia di facile focalizzazione. Trovo “Me Ne Frega” intelligente sotto molti punti di vista, con annesso un bel solo di chitarra elettrica. Testi di vita quotidiana sono scritti con l’occhio di chi è maturo e saggio, descrivendo l’umanità tecnologica giovanile con sagacia ed attenzione. Un dialogo descrittivo fra la voce, quella di Lolli, ed i cori, con domanda e risposta. Di tanto in tanto fa capolino l’elettronica, tuttavia semplicemente come supporto alla melodia. Sottolineo anche “Mama” e “Fatemi Scendere” in versione unplugged.
“Fuori Catalogo” è un disco cantautorale che sicuramente fa pensare e non vorrei che questo ai tempi d’oggi fosse un impedimento. L’intelligenza di Lolli lo porta a volte anche a parlare in un linguaggio quasi Rap, proprio per essere più diretto e bypassare il problema.
Voi ascoltatelo con attenzione, mentre per Riccardo c’è da parte mia solo un aggettivo: Creativo. MS
Al contrario, oiggas e orutam.
http://www.rock-impressions.com/lolli1.htm
L’importanza di chiamarsi Lolli. E’ un cognome decisamente rilevante in ambito musicale italiano, Claudio ad esempio è un cantautore che di certo ha scritto pagine incidenti nella musica italiana sin dagli anni ‘70 e la cosa di rilevanza è che sono pagine di certo non banali. Questa deve essere la peculiarità di chi ha questo cognome, la forte personalità e la voglia di approfondire il proprio pensiero. Riccardo Lolli infatti è un artista poliedrico e per chi segue il Progressive Rock italiano, non è neppure un nome nuovo, in quanto lo si scorge nel gruppo bolognese Central Unit (tastiera e voce).
Sono serviti davvero molti anni a Lolli per assimilare questo album di debutto. Oggi è anche grazie al sistema di crowdfunding che si riescono a fare cose che in situazioni normali cozzerebbero contro l’impedimento delle difficoltà economiche, così l’album viene completato e masterizzato negli studi storici di Abbey Road.
Artistica anche la rappresentazione visiva del cd “Fuori Catalogo”, realizzata da Stefano W. Pasquini, con un libretto interno esaustivo e per una volta tanto leggibile! Esso contiene i testi, simpatiche fotografie e la descrizione di chi suona nei singoli brani.
Attento e sagace osservatore degli eventi, Lolli apre il disco con “Dopofestival”, una canzone sicuramente diretta musicalmente parlando, con un ritornello che scalfisce la mente. Acustica “Col Caldo”, ariosa e dall’approccio Prog anche grazie al flauto di Alberto Pietropoli. Gli arrangiamenti sono importanti, così le coralità.
Decisamente unico l’approccio musicale dell’artista, un interagire con gli stili che non è comune, non è che si incontrano facilmente dischi in cui passato, presente e futuro (ricerca) si intersecano in pochi minuti. Perché “Fuori Catalogo” è questo, un raccordo fra stili e tempi.
Forse molti di voi troveranno affinità con Max Gazzè, in alcuni frangenti questo potrebbe essere anche veritiero, ma essendo il tutto molto variegato, fa si che il risultato finale non sia di facile focalizzazione. Trovo “Me Ne Frega” intelligente sotto molti punti di vista, con annesso un bel solo di chitarra elettrica. Testi di vita quotidiana sono scritti con l’occhio di chi è maturo e saggio, descrivendo l’umanità tecnologica giovanile con sagacia ed attenzione. Un dialogo descrittivo fra la voce, quella di Lolli, ed i cori, con domanda e risposta. Di tanto in tanto fa capolino l’elettronica, tuttavia semplicemente come supporto alla melodia. Sottolineo anche “Mama” e “Fatemi Scendere” in versione unplugged.
“Fuori Catalogo” è un disco cantautorale che sicuramente fa pensare e non vorrei che questo ai tempi d’oggi fosse un impedimento. L’intelligenza di Lolli lo porta a volte anche a parlare in un linguaggio quasi Rap, proprio per essere più diretto e bypassare il problema.
Voi ascoltatelo con attenzione, mentre per Riccardo c’è da parte mia solo un aggettivo: Creativo. MS
Fuori catalogo: la recensione di Silvia Cerri su Rockit
Ecco una recensione scritta da qualcuno che non mi conosce personalmente nè virtualmente, basata esclusivamente sull'ascolto (in bassa qualità) dei brani caricati sulla pagina, senza note di copertina o distrazioni di altro tipo. Devo dire che sono piuttosto contento.
http://www.rockit.it/recensione/24836/riccardololli-fuori-catalogo
Ho provato a catalogare il disco di Riccardo Lolli ma ho rinunciato molto presto all'impresa, dovevo captare al volo che "Fuori Catalogo" fosse un monito oltre che un titolo, notificazione di un certo modo di essere, più che di fare. Lolli sfila comodamente a suo agio indossando un jeans Pop, quella giacca po' Prog anni 70, la maglia Elettronica e il basco Cantautoriale, sperimentando un miscuglio di generi su una passerella lunga 14 tracce.
I pezzi sono svestiti della semplicità più pop(olare) e sin dal principio del disco, con "Dopofestival" - racconto del crollo psicologico di una star dopo il palco e l'ora di celebrità - emergono sonorità non convenzionali, che riecheggiano quella stessa (perduta) dedizione alla sperimentazione dei primi Tiromancino di "Rosa Spinto". "Col caldo" esplodono i fiati e i cori da uh-la-là, perfetti per esorcizzare un poco l'estremo disagio esaltato dalla calura estiva, insopportabile. Riccardo Lolli riesce ad essere ironico e arguto anche nel peggiore dei casi e ce lo dimostra con "Me ne Frega" e "Telefonati da solo", che pur trattando temi triti e ritriti, riescono come le migliori perle di EELST ad aprire un terzo occhio sul mondo, quello più rock demenziale.
Nella plurivocità dell'insieme i testi si distinguono per una loro coerenza, uno stile di scrittura unico e personalissimo che è quello che più mi assiste nell'ascolto non proprio semplice. A metà dell'impresa mi fa lo sgambetto una claustrofobica "Radio Pages II", che innesca suo malgrado un loop di paranoia pura. Sono passati molti ascolti eppure sono ancora spiazzata. Qui dentro c'è tutto: esperienza, professionalità, tecnica, disagio e genuinità, uno sguardo aperto sul mondo, sulle brutture, sui tabù, sui sentimenti mai banali (che un uomo può provare per il suo floppy disk), eppure ci sono dei nodi che non permettono di godere completamente dell'ascolto: sono alcuni brani ("Radio Pages II", "Intervento", "A Taranto"), la scaletta troppo lunga, la chiusura interminabile, annunciata "questa è l'ultima canzone, ve lo giuro", ma protratta per 7 minuti e 44 secondi.
Quella di Riccardo Lolli è una realtà polimorfa, proprio come i suoi gusti e i suoi disgusti e "Fuori Catalogo" non è un album per ogni tipo di palato. Chi ha la voglia di cimentarsi, lo ascolti: ne uscirà nel bene o nel male arricchito e disorientato, una sensazione non comune, per un album che di comune non ha evidentemente niente.
http://www.rockit.it/recensione/24836/riccardololli-fuori-catalogo
Ho provato a catalogare il disco di Riccardo Lolli ma ho rinunciato molto presto all'impresa, dovevo captare al volo che "Fuori Catalogo" fosse un monito oltre che un titolo, notificazione di un certo modo di essere, più che di fare. Lolli sfila comodamente a suo agio indossando un jeans Pop, quella giacca po' Prog anni 70, la maglia Elettronica e il basco Cantautoriale, sperimentando un miscuglio di generi su una passerella lunga 14 tracce.
I pezzi sono svestiti della semplicità più pop(olare) e sin dal principio del disco, con "Dopofestival" - racconto del crollo psicologico di una star dopo il palco e l'ora di celebrità - emergono sonorità non convenzionali, che riecheggiano quella stessa (perduta) dedizione alla sperimentazione dei primi Tiromancino di "Rosa Spinto". "Col caldo" esplodono i fiati e i cori da uh-la-là, perfetti per esorcizzare un poco l'estremo disagio esaltato dalla calura estiva, insopportabile. Riccardo Lolli riesce ad essere ironico e arguto anche nel peggiore dei casi e ce lo dimostra con "Me ne Frega" e "Telefonati da solo", che pur trattando temi triti e ritriti, riescono come le migliori perle di EELST ad aprire un terzo occhio sul mondo, quello più rock demenziale.
Nella plurivocità dell'insieme i testi si distinguono per una loro coerenza, uno stile di scrittura unico e personalissimo che è quello che più mi assiste nell'ascolto non proprio semplice. A metà dell'impresa mi fa lo sgambetto una claustrofobica "Radio Pages II", che innesca suo malgrado un loop di paranoia pura. Sono passati molti ascolti eppure sono ancora spiazzata. Qui dentro c'è tutto: esperienza, professionalità, tecnica, disagio e genuinità, uno sguardo aperto sul mondo, sulle brutture, sui tabù, sui sentimenti mai banali (che un uomo può provare per il suo floppy disk), eppure ci sono dei nodi che non permettono di godere completamente dell'ascolto: sono alcuni brani ("Radio Pages II", "Intervento", "A Taranto"), la scaletta troppo lunga, la chiusura interminabile, annunciata "questa è l'ultima canzone, ve lo giuro", ma protratta per 7 minuti e 44 secondi.
Quella di Riccardo Lolli è una realtà polimorfa, proprio come i suoi gusti e i suoi disgusti e "Fuori Catalogo" non è un album per ogni tipo di palato. Chi ha la voglia di cimentarsi, lo ascolti: ne uscirà nel bene o nel male arricchito e disorientato, una sensazione non comune, per un album che di comune non ha evidentemente niente.
Fuori catalogo: la recensione di Estrema Riluttanza
Oltre a ricopiare il testo, mi sembra bello postare il link alla pagina di Stonehand, che ha gentilmente concesso lo spazio ad Estrema Riluttanza per parlare bene del mio cd. Almeno io l'ho intesa così eh, magari era un giro di parole per dire che a Genova c'è il mare (cit.)
http://www.stonehand.it/wordpress/fuori-catalogo-riccardo-lolli-quantaltro/
Quella di oggi è un’assoluta novità, ho deciso di lanciarmi in una recensione; parliamo ovviamente di dischi, nello specifico di Fuori Catalogo, opera prima di Riccardo Lolli fresca di pubblicazione grazie a un ardito progetto di crowdfunding.
Di Riccardo Lolli e della sua voce mi è capitato di parlare già in altre occasioni (vedi La genesi dei biscotti) ma oggi il compito è molto più arduo, vorrei mettere su carta le sensazioni e i pensieri che si accavallano nella mia testa mentre ascolto il suo CD.
Non so se vi è mai capitato di fare uno di quei test in cui vi mostrano un’immagine e poi vi chiedono se riuscite, dentro la stessa immagine, a individuarne un’altra, e magari voi provate ma non ce la fate quindi, quando finalmente ve la indicano, finite col sentirvi parecchio tonti perché l’immagine era lì, chiarissima, solo che voi non riuscivate a vederla.
Ecco, ascoltando le canzoni di Riccardo Lolli ti senti un po’ così, un momento ti trovi in piedi in una normalissima stanza e il momento dopo tutto si è capovolto e al posto del tavolino c’è il lampadario, però la cosa ti appare assolutamente logica e naturale e quel lampadario è in effetti un perfetto tavolino, eri tu che non lo guardavi bene.
Non so, sarà che in mezzo a tanta prevedibilità e circondata da parole che vedi arrivare da chilometri di distanza, il fatto di essere sorpresa e di trovarti a guardare il mondo con un paio di lenti diverse fa un gran bene.
E poi ogni canzone è un po’ come la borsa di Mary Poppins, magari da fuori sembra solo una borsa, niente di speciale, poi però Lolli ci infila una mano e tira fuori il mondo, e tu ti ritrovi senza sapere bene come su un autobus di linea tra avvocati, e cipolline sottaceto, a sorridere di cinghiali illegali e arti artificiali, ma sempre con il cuore stretto di chi sa che al momento il capolinea è tutto quel che ho.
Dopo aver ascoltato qualche canzone ti viene da pensare che sì, finalmente l’hai inquadrato, sai chi hai di fronte; e invece lui ti confessa che si è innamorato di un floppy disk e tu lì per lì non sai che pesci prendere e c’è una tenerezza palpabile che non sai bene dove mettere, hai troppe cose tra le mani e non sai come gestirle.
Quando finalmente arriva Fuori catalogo, sei pronta a qualunque cosa, non sai cosa aspettarti ma sai che non lo sai ed è bello aprire le orecchie pronta al prossimo regalo, perché queste cose qui non le puoi pretendere, ti arrivano in dono e tu le accetti, come dice Lolli ad altezza di bambino ci son le caramelle, lei che è alto riesce a prendermi le stelle.
Lolli per fortuna è alto un gran bel po’.
http://www.stonehand.it/wordpress/fuori-catalogo-riccardo-lolli-quantaltro/
Quella di oggi è un’assoluta novità, ho deciso di lanciarmi in una recensione; parliamo ovviamente di dischi, nello specifico di Fuori Catalogo, opera prima di Riccardo Lolli fresca di pubblicazione grazie a un ardito progetto di crowdfunding.
Di Riccardo Lolli e della sua voce mi è capitato di parlare già in altre occasioni (vedi La genesi dei biscotti) ma oggi il compito è molto più arduo, vorrei mettere su carta le sensazioni e i pensieri che si accavallano nella mia testa mentre ascolto il suo CD.
Non so se vi è mai capitato di fare uno di quei test in cui vi mostrano un’immagine e poi vi chiedono se riuscite, dentro la stessa immagine, a individuarne un’altra, e magari voi provate ma non ce la fate quindi, quando finalmente ve la indicano, finite col sentirvi parecchio tonti perché l’immagine era lì, chiarissima, solo che voi non riuscivate a vederla.
Ecco, ascoltando le canzoni di Riccardo Lolli ti senti un po’ così, un momento ti trovi in piedi in una normalissima stanza e il momento dopo tutto si è capovolto e al posto del tavolino c’è il lampadario, però la cosa ti appare assolutamente logica e naturale e quel lampadario è in effetti un perfetto tavolino, eri tu che non lo guardavi bene.
Non so, sarà che in mezzo a tanta prevedibilità e circondata da parole che vedi arrivare da chilometri di distanza, il fatto di essere sorpresa e di trovarti a guardare il mondo con un paio di lenti diverse fa un gran bene.
E poi ogni canzone è un po’ come la borsa di Mary Poppins, magari da fuori sembra solo una borsa, niente di speciale, poi però Lolli ci infila una mano e tira fuori il mondo, e tu ti ritrovi senza sapere bene come su un autobus di linea tra avvocati, e cipolline sottaceto, a sorridere di cinghiali illegali e arti artificiali, ma sempre con il cuore stretto di chi sa che al momento il capolinea è tutto quel che ho.
Dopo aver ascoltato qualche canzone ti viene da pensare che sì, finalmente l’hai inquadrato, sai chi hai di fronte; e invece lui ti confessa che si è innamorato di un floppy disk e tu lì per lì non sai che pesci prendere e c’è una tenerezza palpabile che non sai bene dove mettere, hai troppe cose tra le mani e non sai come gestirle.
Quando finalmente arriva Fuori catalogo, sei pronta a qualunque cosa, non sai cosa aspettarti ma sai che non lo sai ed è bello aprire le orecchie pronta al prossimo regalo, perché queste cose qui non le puoi pretendere, ti arrivano in dono e tu le accetti, come dice Lolli ad altezza di bambino ci son le caramelle, lei che è alto riesce a prendermi le stelle.
Lolli per fortuna è alto un gran bel po’.
domenica 19 gennaio 2014
Ideona
Ieri, verso il termine di una serata meravigliosa a suonare con Eloisa, Bovi, Frattini e Farnedi, in un locale che ha visto riunirsi alcune persone la cui presenza mi rende felice - ed in effetti all'improvviso durante una pausa tra i brani mi sono accorto di avere gli occhi lucidi, fortunatamente non ho singhiozzato sul palco dinanzi a tutti - mi è balenata un'idea, chiacchierando con Lorenzo Gasperoni.
Nessun brevetto, nessun copyright, ve la regalo, alè.
C'è crisi delle vocazioni, i parroci trafelati devono correre da una frazione all'altra per dire messe scaglionate dovendo gestire 7/8 parrocchie, altri cominciano a impartire benedizioni pasquali il 10 gennaio (d'altronde ho la percezione che anche Sanremo ogni volta cominci sempre prima, tra qualche tempo si doppierà e scalerà di un anno); mi sembra il momento merceologico giusto per un Sense & Spray dotato di batteria CR2032 e timer, contenente una fialetta pressurizzata di acqua benedetta. Grazie ad una corretta impostazione del timer, verrà rilasciata ogni anno una benedizione spray in totale automatismo. Adatto per la casa e per l'ufficio. Disponibili ricariche all'aroma di olivo. Aut. min. conc.
giovedì 16 gennaio 2014
Spiegone
Tra poco uscirà il mio cd Fuori Catalogo, ho inviato il master per la stampa.
Queste sono delle note di copertina che ho tranquillamente omesso dal booklet, che è già molto bello così.
Nei vangeli vandalici
apocrifi si narra che i Rolling Stonez, dopo il festival di Sanremo del 1970
(vinto da Celentano/Mori col brano Chi Non L’avora Non Fa Lamore), si
rinchiusero in una camera con una fotocamera.
In realtà non erano a Sanremo: erano per i fatti loro da qualche parte all’estero, proprio dopo la chiusura della diretta RAI. Da qui nasce tuttavia la tradizione del Dopofestival con annessi e connessi drogoeroticodevastanti nonché l’ascolto del brano L’Amore E’ Una Colomba eseguito da Gianni Nazzaro e classificatosi undicesimo.
La band era in possesso di donne estremamente disponibili finanche a sventolare ventagli su di essi, e ad accompagnarli alla Sagra del Prugnolo di Firenzuola dove a fine pasto si può gustare un eccellente Monte Bianco, detto anche Montblanc, per soli due euri.
Nel contratto era prevista la fornitura in camerino di panini al lampredotto ed alla finocchiona, essendo Firenzuola in Toscana, nonché free wifi per rilassarsi con immagini di dubbio gusto e lungometraggi hollywoodiani doppiati in livornese.
In realtà non erano a Sanremo: erano per i fatti loro da qualche parte all’estero, proprio dopo la chiusura della diretta RAI. Da qui nasce tuttavia la tradizione del Dopofestival con annessi e connessi drogoeroticodevastanti nonché l’ascolto del brano L’Amore E’ Una Colomba eseguito da Gianni Nazzaro e classificatosi undicesimo.
La band era in possesso di donne estremamente disponibili finanche a sventolare ventagli su di essi, e ad accompagnarli alla Sagra del Prugnolo di Firenzuola dove a fine pasto si può gustare un eccellente Monte Bianco, detto anche Montblanc, per soli due euri.
Nel contratto era prevista la fornitura in camerino di panini al lampredotto ed alla finocchiona, essendo Firenzuola in Toscana, nonché free wifi per rilassarsi con immagini di dubbio gusto e lungometraggi hollywoodiani doppiati in livornese.
L’importante è dichiarare
il falso sul modello doganale da allegare alle spedizioni, sia come tipologia
merceologica che come valore: basta che non contengano antrace ed i sensi di
colpa svaniscono come per magia.
Ma in questa stagione la
storiografia e l’aneddotica rock mi interessano relativamente: sono oppresso
dalle alte temperature e dal ciclismo amatoriale, per questo salgo sul 29 al capolinea
di Via Roncrio, dove dentro c’è un freddo becco perché è un bus piccolino e
l’aria condizionata è a palla. Mi trasporta da un luogo che non si direbbe
neanche Bologna fino in piena Piazza Maggiore, e soprattutto mi trasporta in un
universo parallelo dove osservo, tocco, annuso, gusto, odo, odio, amo e divento
istantaneamente antagonista e psicopatico, forse anche pericoloso. Vorrei usare
instagram ma non ho nessun tipo di telefonofurbo: mi limito a scattare foto di
piedi con un cellulare regular a cui non riesco a togliere il suono “clic”
facendomi cogliere sul fatto anche dagli anziani che esigono con estrema
veemenza il posto una volta riservato agli invalidi civili, di guerra, del
lavoro.
Porto sempre con me un braccio artificiale: nessuno lo nota più di tanto essendo il capolinea di fronte a Villalba, ed il tragitto costeggia Villa Baruzziana. Mi è molto utile per difendermi dagli attacchi femminili, siano essi atti a protestare contro fotografie non autorizzate che finalizzati a tentativi di approccio.
Gli autisti sono costretti ad una sportività nella guida poco insita nel loro DNA a causa dei restringimenti di corsia, parcheggi surreali ed incontri prepotenti con SUV multimarca. Sì, è una zona peculiare sotto molti punti di vista. Così può facilmente accadere che la donna reduce dal discount sbagli clamorosamente la presa del corrimano perdendo la coordinazione degli arti (d’altronde non tutti sono batteristi) e lasci cadere la sportina contenente tante buone cose tra cui un vasetto di cipolle sottaceto, la cui caratteristica più evidente è l’essere in vitrum. Finalmente nel 2013 abbiamo potuto essere testimoni della massiccia venuta nei supermarkets dei peperoni verdi da antipasto che aspettavamo da anni pur non sapendolo; è quindi auspicabile una piccola variazione negli aromi da rottura di involucro.
Faccio una foto ai piedi, guardo il telefono cellulare e rimpiango la gioventù. Soltanto nel 1996 osservavo tra l’incredulo ed il disapprovante certi uomini dall’aspetto lucido a cui squillava il cellulare in certi sacrari come ad esempio i negozi di dischi. Guardavo incredulo l’amico commesso, e lui mi guardava disapprovante. Soltanto nel 1996 c’erano i negozi di dischi. Oppure in un angolo di strada un tizio dall’aspetto lucido gridava al telefono “ma dove sei? Allora gira a destra, sì, sì, no a destra, sì, sì, ancora un po’ avanti, attraversa, eccoti” poi riattaccava, stringeva la mano all’altro lucido e via verso nuovi progetti immobiliari.
Fortunatamente il tempo a volte è giustiziere e si sono dismessi gli spot delle compagnie telefoniche utilizzanti inutili figoni del trentadue. Non che gli attuali spot siano più intelligenti, comunque.
Dall’aspetto lucido siamo giunti all’aspetto ludico, lo dico. E poi vi va di culo.
Porto sempre con me un braccio artificiale: nessuno lo nota più di tanto essendo il capolinea di fronte a Villalba, ed il tragitto costeggia Villa Baruzziana. Mi è molto utile per difendermi dagli attacchi femminili, siano essi atti a protestare contro fotografie non autorizzate che finalizzati a tentativi di approccio.
Gli autisti sono costretti ad una sportività nella guida poco insita nel loro DNA a causa dei restringimenti di corsia, parcheggi surreali ed incontri prepotenti con SUV multimarca. Sì, è una zona peculiare sotto molti punti di vista. Così può facilmente accadere che la donna reduce dal discount sbagli clamorosamente la presa del corrimano perdendo la coordinazione degli arti (d’altronde non tutti sono batteristi) e lasci cadere la sportina contenente tante buone cose tra cui un vasetto di cipolle sottaceto, la cui caratteristica più evidente è l’essere in vitrum. Finalmente nel 2013 abbiamo potuto essere testimoni della massiccia venuta nei supermarkets dei peperoni verdi da antipasto che aspettavamo da anni pur non sapendolo; è quindi auspicabile una piccola variazione negli aromi da rottura di involucro.
Faccio una foto ai piedi, guardo il telefono cellulare e rimpiango la gioventù. Soltanto nel 1996 osservavo tra l’incredulo ed il disapprovante certi uomini dall’aspetto lucido a cui squillava il cellulare in certi sacrari come ad esempio i negozi di dischi. Guardavo incredulo l’amico commesso, e lui mi guardava disapprovante. Soltanto nel 1996 c’erano i negozi di dischi. Oppure in un angolo di strada un tizio dall’aspetto lucido gridava al telefono “ma dove sei? Allora gira a destra, sì, sì, no a destra, sì, sì, ancora un po’ avanti, attraversa, eccoti” poi riattaccava, stringeva la mano all’altro lucido e via verso nuovi progetti immobiliari.
Fortunatamente il tempo a volte è giustiziere e si sono dismessi gli spot delle compagnie telefoniche utilizzanti inutili figoni del trentadue. Non che gli attuali spot siano più intelligenti, comunque.
Dall’aspetto lucido siamo giunti all’aspetto ludico, lo dico. E poi vi va di culo.
Ma tanto non esco mai, navigatore
no, resto in camera al buio, scrivo sui miei libri, sottolineo le riviste, bevo
dei gran spritz comprati al discount, lavastoviglie sì, mi nutro di patatine,
grasso animale, e soprattutto da vero antiesteta mi guardo sul pc i film
ripresi in sala con la videocamera, anche se sono di cinque anni fa. Ogni tanto
si alza qualche testa di spettatore che va in toilette, si sentono colpi di
tosse e risatine rigorosamente fuori luogo. Bisogna fregarsene no come faccio
io, che già sarebbe dura sopportare le risatine fuori luogo dal vivo, figurarsi
in differita. Gli africani sotto casa certi film li noleggiano anche, puoi fare
una tessera virtuale per 10 euro e ti danno un dvd di prima visione, poi glielo
riporti e te ne danno un altro. Nei contenuti extra, l’intervista alla
maschera.
Appeso al muro della mia cameretta un oggetto di oggettistica generica in ceramica che recita quanto segue:
Appeso al muro della mia cameretta un oggetto di oggettistica generica in ceramica che recita quanto segue:
La donna a 10 anni è come il treno:
va.
La donna a 22 anni è come il taxi:
va.
La donna a 37 anni è come il bus:
va.
La donna a 60 anni va:
è come la bici.
La luce è come il buio:
quando è buio non si vede.
La donna è come l'uomo:
anch'essa ha le gambe.
Ho la consapevolezza costante di trovarmi su un pianeta, un pianeta dico eh, non un muretto o un tappeto o una piazzetta in vibrobloc. Un pianeta che ruota, nel vuoto, e che se si fermasse di colpo andrei affanculo per inerzia. Il nord me lo indicava solo una vecchia bussola che non ha mai funzionato bene neanche quando era nuova, e una volta che ero ai margini di un bosco mi ero perso e per fortuna è passata mia zia in macchina e mi ha dato un passaggio.
I pupazzini di guerre stellari li ho prestati ad un amico nel 1978 e me li ha
rotti quasi tutti: è rimasta solo Leila che francamente a livello gioco non
conta, per questo è rimasta.
Ma improvvisamente apro un cassetto e tutto il resto diventa sfuocato: nasce una passione travolgente in atmosfera protettiva per questo supporto desueto, fragile e caduco. Ho trovato un floppy.
Ora che ci penso avevo anche i floppy più vecchi, quelli da 5,25”. Ne ritrovo una scatola da dieci e vado in garage: c’è ancora l’M240, attacco tutto e funziona, mi viene da scrivere dir/p, così, in automatico, l’M240 obbedisce e mi mostra cosa c’è in C: fermando la schermata ad ogni pagina così posso leggere per bene. Non ha neanche il mouse, mi sento monco eppure funziona. Ma, nonostante tutto, infilare un mp3 di 30 secondi compresso a 56k dentro il floppy da 5,25” mi risulta impossibile. Lo riempirò solamente con tutto il mio amore. Anzi 700 kb del mio amore in quello da 5,25” e 1400 kb in quello da 3,5” doppia densità, zippati.
Ma improvvisamente apro un cassetto e tutto il resto diventa sfuocato: nasce una passione travolgente in atmosfera protettiva per questo supporto desueto, fragile e caduco. Ho trovato un floppy.
Ora che ci penso avevo anche i floppy più vecchi, quelli da 5,25”. Ne ritrovo una scatola da dieci e vado in garage: c’è ancora l’M240, attacco tutto e funziona, mi viene da scrivere dir/p, così, in automatico, l’M240 obbedisce e mi mostra cosa c’è in C: fermando la schermata ad ogni pagina così posso leggere per bene. Non ha neanche il mouse, mi sento monco eppure funziona. Ma, nonostante tutto, infilare un mp3 di 30 secondi compresso a 56k dentro il floppy da 5,25” mi risulta impossibile. Lo riempirò solamente con tutto il mio amore. Anzi 700 kb del mio amore in quello da 5,25” e 1400 kb in quello da 3,5” doppia densità, zippati.
Non esco mai, anzi quasi
mai. Quando esco è per qualcosa di estremamente importante, come un concerto
del mio pianista preferito che viene apposta da Roma ad esibirsi in un fienile
ristrutturato nel mezzo dell’Appennino, a due passi da casa. Soccia. Son quelle
cose come i Van Der Graaf che si riuniscono nel 2005, non avrei mai pensato di
riuscire a vedere dal vivo una roba così.
Ma prima del concerto c’è il cappello introduttivo dell’assessore, che nel suo intervento tiene molto a ringraziare chi di dovere nell’ambito della valorizzazione delle risorse del territorio e quant’altro, e dopo 15 minuti di intervento i bimbi scalpitano, i neonati gridano, gli esteti realizzano che l’arredo del fienile non è di loro gradimento e cominciano a bestemmiare, alcuni son già usciti a fumare, una signora fa alzare tutta la fila perché le scappa già la pipì, un’altra fila è scomodata da un giovane capellone barbuto con cane a cui il raffinato serioso e cortese staff rivolge comunque ampi segni di ossequio mentre esce, io ho già mal di schiena, le bestemmie degli esteti fanno uscire alcuni chiesaiuoli, la signora fa uscire alcuni segaiuoli, non si distinguono più i passeggini parcheggiati a fondo sala, i vicini di posto parlano male di Tarantino, squillano sette telefoni contemporaneamente e fanno cuocere un uovo alla coque, il pianista intanto va un attimo in bagno, un quadro è attaccato storto, è caldo ed ho un calo glicemico ma per fortuna ho una banana nella giacca, dice scusi le sta cascando la banana, ah grazie rispondo poi la mangio ma non so dove buttare la buccia, poi ci caccio dietro due cioccolatini regalati col caffè al bar nei giorni precedenti, mi viene subito un bruciore di stomaco che ci vorrebbe San Giorgio con la lancia, alcuni quadri sembrano di macchiaiuoli, ho sete, il pianista comincia ma io devo uscire un attimo che ho la buccia in mano e mi manca l’aria, quando torno mi han fregato il posto, ascolto due brani in piedi poi torno a casa, tanto non esco mai.
Chiedere cortesie alla propria mama è sempre faticoso, ma dopo anni di studi nei migliori campus infangati credo proprio di meritarmi un ingresso gratuito ad un centro termale. Tra l’altro le chiedo se ha un’idea su che fine possa avere fatto la mia amica Bassi che non vedo dal 1983, alla quale dedicai un editoriale nello speciale natalizio della mia fanzine scolastica. Il titolo era “La Bassi è un uomo”. Mi risponde che è tornato a Taranto, oppure a Toronto, ed ha aperto una mescita di chinotto. Mi viene subito intenso desiderio di check-in, che a Toronto non ci sono mai stato, ma mi distrae una lite tra due disadattati seduti al bar di fronte. Uno parteggia per la chiesa cattolica, l’altro per i testimoni di Geova. Il secondo ha la meglio grazie a qualche bicchiere di vino in meno, che altrimenti influirebbe negativamente sul circolo di psicofarmaci, e soprattutto ad una preparazione teologica specifica ove si sostiene che Geova è uno, è uno solo, ha dato il nome a me, a te, a lui, no a lui no, veniva già pregato da millenni, voi state predicando la falsità.
Non passo mai inosservato agli occhi dei rompicoglioni benché ipovedenti: mi raggiunge e mi chiede di tradurgli in inglese una lettera indirizzata alla Nestlè ove sostiene di essere detentore del brevetto sul Nesquik, ed un’altra a Stephen Hillenburg ove sostiene di aver disegnato per primo Spongebob già nel 1979. Obbedisco malvolentieri, ricopio anche Spongebob e mi viene abbastanza bene, mentre si riaccende vivace il dibattito tra il teoreta del modernismo milanese già diffuso tra gli altri da Alfred Loisy, ed il seguace di C. T. Russell con le sue citazioni masoretiche.
Si accapigliano fino all’arrivo dei Carabinieri. Nel frattempo un terzo sconosciuto si è accasciato in coma etilico su una seggiola, e non appena giunti gli uomini dell’Arma si vomita addosso, continuando tuttavia a dormire. I graduati sanzionano il bar nell’impossibilità giuridica di punire l’etilico, e trascinano in caserma i due teologi per accertamenti. Nell’occasione si approfitta di sporgere denuncia per plagio nei confronti di Burt Bacharach. Il brigadiere viene da Taranto, è uno solo e beve chinotto. Ma io resto sempre basito dalle zaffate di arbre magique gusto vaniglia che escono dagli sportelli aperti delle auto in fermata: mi riportano improvvisamente al 1990, anno con i suoi alti e bassi, ma soprattutto alti.
Corro al supermercato lasciando volutamente a casa la tessera fidelizzatrice: devo comprare pollo, chinotto, pesce crudo e fritto unto. Pagherò senz’altro alle nuove casse automatiche self service, così almeno potrò insultarle senza conseguenze penali. Domani poi vengono amici a cena ed ho in mente tutto un menù particolare:
Ma prima del concerto c’è il cappello introduttivo dell’assessore, che nel suo intervento tiene molto a ringraziare chi di dovere nell’ambito della valorizzazione delle risorse del territorio e quant’altro, e dopo 15 minuti di intervento i bimbi scalpitano, i neonati gridano, gli esteti realizzano che l’arredo del fienile non è di loro gradimento e cominciano a bestemmiare, alcuni son già usciti a fumare, una signora fa alzare tutta la fila perché le scappa già la pipì, un’altra fila è scomodata da un giovane capellone barbuto con cane a cui il raffinato serioso e cortese staff rivolge comunque ampi segni di ossequio mentre esce, io ho già mal di schiena, le bestemmie degli esteti fanno uscire alcuni chiesaiuoli, la signora fa uscire alcuni segaiuoli, non si distinguono più i passeggini parcheggiati a fondo sala, i vicini di posto parlano male di Tarantino, squillano sette telefoni contemporaneamente e fanno cuocere un uovo alla coque, il pianista intanto va un attimo in bagno, un quadro è attaccato storto, è caldo ed ho un calo glicemico ma per fortuna ho una banana nella giacca, dice scusi le sta cascando la banana, ah grazie rispondo poi la mangio ma non so dove buttare la buccia, poi ci caccio dietro due cioccolatini regalati col caffè al bar nei giorni precedenti, mi viene subito un bruciore di stomaco che ci vorrebbe San Giorgio con la lancia, alcuni quadri sembrano di macchiaiuoli, ho sete, il pianista comincia ma io devo uscire un attimo che ho la buccia in mano e mi manca l’aria, quando torno mi han fregato il posto, ascolto due brani in piedi poi torno a casa, tanto non esco mai.
Chiedere cortesie alla propria mama è sempre faticoso, ma dopo anni di studi nei migliori campus infangati credo proprio di meritarmi un ingresso gratuito ad un centro termale. Tra l’altro le chiedo se ha un’idea su che fine possa avere fatto la mia amica Bassi che non vedo dal 1983, alla quale dedicai un editoriale nello speciale natalizio della mia fanzine scolastica. Il titolo era “La Bassi è un uomo”. Mi risponde che è tornato a Taranto, oppure a Toronto, ed ha aperto una mescita di chinotto. Mi viene subito intenso desiderio di check-in, che a Toronto non ci sono mai stato, ma mi distrae una lite tra due disadattati seduti al bar di fronte. Uno parteggia per la chiesa cattolica, l’altro per i testimoni di Geova. Il secondo ha la meglio grazie a qualche bicchiere di vino in meno, che altrimenti influirebbe negativamente sul circolo di psicofarmaci, e soprattutto ad una preparazione teologica specifica ove si sostiene che Geova è uno, è uno solo, ha dato il nome a me, a te, a lui, no a lui no, veniva già pregato da millenni, voi state predicando la falsità.
Non passo mai inosservato agli occhi dei rompicoglioni benché ipovedenti: mi raggiunge e mi chiede di tradurgli in inglese una lettera indirizzata alla Nestlè ove sostiene di essere detentore del brevetto sul Nesquik, ed un’altra a Stephen Hillenburg ove sostiene di aver disegnato per primo Spongebob già nel 1979. Obbedisco malvolentieri, ricopio anche Spongebob e mi viene abbastanza bene, mentre si riaccende vivace il dibattito tra il teoreta del modernismo milanese già diffuso tra gli altri da Alfred Loisy, ed il seguace di C. T. Russell con le sue citazioni masoretiche.
Si accapigliano fino all’arrivo dei Carabinieri. Nel frattempo un terzo sconosciuto si è accasciato in coma etilico su una seggiola, e non appena giunti gli uomini dell’Arma si vomita addosso, continuando tuttavia a dormire. I graduati sanzionano il bar nell’impossibilità giuridica di punire l’etilico, e trascinano in caserma i due teologi per accertamenti. Nell’occasione si approfitta di sporgere denuncia per plagio nei confronti di Burt Bacharach. Il brigadiere viene da Taranto, è uno solo e beve chinotto. Ma io resto sempre basito dalle zaffate di arbre magique gusto vaniglia che escono dagli sportelli aperti delle auto in fermata: mi riportano improvvisamente al 1990, anno con i suoi alti e bassi, ma soprattutto alti.
Corro al supermercato lasciando volutamente a casa la tessera fidelizzatrice: devo comprare pollo, chinotto, pesce crudo e fritto unto. Pagherò senz’altro alle nuove casse automatiche self service, così almeno potrò insultarle senza conseguenze penali. Domani poi vengono amici a cena ed ho in mente tutto un menù particolare:
Pesce Gatto del Congo (con la bocca come i
Moguru);
Pesce Tigre Golia arrosto con patate Activ Plus;
Due etti di Filetto di Triggeratopo, animale
bionico preistorico che ti sodomizza e prende le tue sembianze;
Mozzarella di cincillà;
Berretto di panda (4x4);
Pasta d'uomo;
Cappuccio e pastinaca (il cappuccio è aumentato
dal 1° giugno);
Chihuahua ai quattro formaggi;
Bottarga di piranha;
Kebab di lupo crudo con fango piccante, yogurt
obsoleto, erba di fascia di rispetto autostradale e bacche di tuja;
Brodo duro;
L'orso Yogurt.
martedì 14 gennaio 2014
As.P.Ro. (Associazione Piccoli Rompicoglioni)
La mia collezione di Piccoli Rompicoglioni.
Quasi ogni giorno transito sulle amene vie appenniniche tra Lagaro e Monghidoro e ritorno, almeno finchè non crollerà mezza montagna a Ripoli e Società Autostrade rilascerà un comunicato stampa: "Ops."
Conscio di non poter paragonarmi con chi percorre quotidianamente la tangenziale di Bologna, subisco tuttavia la mia dose quotidiana di Piccoli Rompicoglioni.
Ciò include di frequente enormi automezzi pubblici Tper, ad ogni orario, sempre semivuoti.
Spesso all'arrivo, dopo aver tallonato per chilometri camion trentennali Euro meno quattro, mi fumo una delle mie.
Quasi ogni giorno transito sulle amene vie appenniniche tra Lagaro e Monghidoro e ritorno, almeno finchè non crollerà mezza montagna a Ripoli e Società Autostrade rilascerà un comunicato stampa: "Ops."
Conscio di non poter paragonarmi con chi percorre quotidianamente la tangenziale di Bologna, subisco tuttavia la mia dose quotidiana di Piccoli Rompicoglioni.
Ciò include di frequente enormi automezzi pubblici Tper, ad ogni orario, sempre semivuoti.
Spesso all'arrivo, dopo aver tallonato per chilometri camion trentennali Euro meno quattro, mi fumo una delle mie.
Sopra: frequente caso di sandwiching, rompicoglioni (sportivo) anche dietro
Sopra: se si tratta di me, non hanno remore nel rompere i coglioni nemmeno dal civile Regno Unito
lunedì 13 gennaio 2014
Trasfigùrati
Un testo non utilizzato del 26 giugno 2011, for your enjoyment.
Trasfigùrati che l'ignobile
esperienza del sopravvivere,
l'eccedenza del soprammobile
ci impossibilitò a decidere
Il diritto poi di recedere
ma spedire per poi ricevere
un ritorno, una posta celere
sono celebre o sono cenere?
Troppa roba sugli armadiògnoli
ed i mobili un pò giallognoli
dell'ikea hanno rotto i còglioni
trasfigùrati per accoglierla
questa roba che chiamo pròprieta
questa roba che non è sòbrieta
questo amore che è un frutto acerbo
e ci sto vomitando al centro.
Con le scritte sui muri lievita
il valore del nostro immobile
ho poi scritto con l'indelebile
trasfigùrati che è impossibile
Un ciarpame che chiamo sentiment
posacenere rotto, scartalo
un tubetto schiacciato mentadent
non elimina il nostro tartaro.
Me lo son scritto
sul bordo di un post-itto
Poi me lo annoto
sul bordo dello scroto.
Trasfigùrati che l'ignobile
esperienza del sopravvivere,
l'eccedenza del soprammobile
ci impossibilitò a decidere
Il diritto poi di recedere
ma spedire per poi ricevere
un ritorno, una posta celere
sono celebre o sono cenere?
Troppa roba sugli armadiògnoli
ed i mobili un pò giallognoli
dell'ikea hanno rotto i còglioni
trasfigùrati per accoglierla
questa roba che chiamo pròprieta
questa roba che non è sòbrieta
questo amore che è un frutto acerbo
e ci sto vomitando al centro.
Con le scritte sui muri lievita
il valore del nostro immobile
ho poi scritto con l'indelebile
trasfigùrati che è impossibile
Un ciarpame che chiamo sentiment
posacenere rotto, scartalo
un tubetto schiacciato mentadent
non elimina il nostro tartaro.
Me lo son scritto
sul bordo di un post-itto
Poi me lo annoto
sul bordo dello scroto.
Iscriviti a:
Post (Atom)