Tra poco uscirà il mio cd Fuori Catalogo, ho inviato il master per la stampa.
Queste sono delle note di copertina che ho tranquillamente omesso dal booklet, che è già molto bello così.
Nei vangeli vandalici
apocrifi si narra che i Rolling Stonez, dopo il festival di Sanremo del 1970
(vinto da Celentano/Mori col brano Chi Non L’avora Non Fa Lamore), si
rinchiusero in una camera con una fotocamera.
In realtà non erano a Sanremo: erano per i fatti loro da qualche parte
all’estero, proprio dopo la chiusura della diretta RAI. Da qui nasce tuttavia
la tradizione del Dopofestival con annessi e connessi drogoeroticodevastanti
nonché l’ascolto del brano L’Amore E’ Una Colomba eseguito da Gianni Nazzaro e
classificatosi undicesimo.
La band era in possesso di donne estremamente disponibili finanche a sventolare
ventagli su di essi, e ad accompagnarli alla Sagra del Prugnolo di Firenzuola
dove a fine pasto si può gustare un eccellente Monte Bianco, detto anche
Montblanc, per soli due euri.
Nel contratto era prevista la fornitura in camerino di panini al lampredotto ed
alla finocchiona, essendo Firenzuola in Toscana, nonché free wifi per
rilassarsi con immagini di dubbio gusto e lungometraggi hollywoodiani doppiati
in livornese.
L’importante è dichiarare
il falso sul modello doganale da allegare alle spedizioni, sia come tipologia
merceologica che come valore: basta che non contengano antrace ed i sensi di
colpa svaniscono come per magia.
Ma in questa stagione la
storiografia e l’aneddotica rock mi interessano relativamente: sono oppresso
dalle alte temperature e dal ciclismo amatoriale, per questo salgo sul 29 al capolinea
di Via Roncrio, dove dentro c’è un freddo becco perché è un bus piccolino e
l’aria condizionata è a palla. Mi trasporta da un luogo che non si direbbe
neanche Bologna fino in piena Piazza Maggiore, e soprattutto mi trasporta in un
universo parallelo dove osservo, tocco, annuso, gusto, odo, odio, amo e divento
istantaneamente antagonista e psicopatico, forse anche pericoloso. Vorrei usare
instagram ma non ho nessun tipo di telefonofurbo: mi limito a scattare foto di
piedi con un cellulare regular a cui non riesco a togliere il suono “clic”
facendomi cogliere sul fatto anche dagli anziani che esigono con estrema
veemenza il posto una volta riservato agli invalidi civili, di guerra, del
lavoro.
Porto sempre con me un braccio artificiale: nessuno lo nota più di tanto
essendo il capolinea di fronte a Villalba, ed il tragitto costeggia Villa
Baruzziana. Mi è molto utile per difendermi dagli attacchi femminili, siano
essi atti a protestare contro fotografie non autorizzate che finalizzati a
tentativi di approccio.
Gli autisti sono costretti ad una sportività nella guida poco insita nel loro
DNA a causa dei restringimenti di corsia, parcheggi surreali ed incontri
prepotenti con SUV multimarca. Sì, è una zona peculiare sotto molti punti di
vista. Così può facilmente accadere che la donna reduce dal discount sbagli
clamorosamente la presa del corrimano perdendo la coordinazione degli arti
(d’altronde non tutti sono batteristi) e lasci cadere la sportina contenente
tante buone cose tra cui un vasetto di cipolle sottaceto, la cui caratteristica
più evidente è l’essere in vitrum. Finalmente nel 2013 abbiamo potuto essere
testimoni della massiccia venuta nei supermarkets dei peperoni verdi da
antipasto che aspettavamo da anni pur non sapendolo; è quindi auspicabile una
piccola variazione negli aromi da rottura di involucro.
Faccio una foto ai piedi, guardo il telefono cellulare e rimpiango la gioventù.
Soltanto nel 1996 osservavo tra l’incredulo ed il disapprovante certi uomini
dall’aspetto lucido a cui squillava il cellulare in certi sacrari come ad
esempio i negozi di dischi. Guardavo incredulo l’amico commesso, e lui mi
guardava disapprovante. Soltanto nel 1996 c’erano i negozi di dischi. Oppure in
un angolo di strada un tizio dall’aspetto lucido gridava al telefono “ma dove
sei? Allora gira a destra, sì, sì, no a destra, sì, sì, ancora un po’ avanti,
attraversa, eccoti” poi riattaccava, stringeva la mano all’altro lucido e via
verso nuovi progetti immobiliari.
Fortunatamente il tempo a volte è giustiziere e si sono dismessi gli spot delle
compagnie telefoniche utilizzanti inutili figoni del trentadue. Non che gli
attuali spot siano più intelligenti, comunque.
Dall’aspetto lucido siamo giunti all’aspetto ludico, lo dico. E poi vi va di
culo.
Ma tanto non esco mai, navigatore
no, resto in camera al buio, scrivo sui miei libri, sottolineo le riviste, bevo
dei gran spritz comprati al discount, lavastoviglie sì, mi nutro di patatine,
grasso animale, e soprattutto da vero antiesteta mi guardo sul pc i film
ripresi in sala con la videocamera, anche se sono di cinque anni fa. Ogni tanto
si alza qualche testa di spettatore che va in toilette, si sentono colpi di
tosse e risatine rigorosamente fuori luogo. Bisogna fregarsene no come faccio
io, che già sarebbe dura sopportare le risatine fuori luogo dal vivo, figurarsi
in differita. Gli africani sotto casa certi film li noleggiano anche, puoi fare
una tessera virtuale per 10 euro e ti danno un dvd di prima visione, poi glielo
riporti e te ne danno un altro. Nei contenuti extra, l’intervista alla
maschera.
Appeso al muro della mia cameretta un oggetto di oggettistica generica in
ceramica che recita quanto segue:
La donna a 10 anni è come il treno:
va.
La donna a 22 anni è come il taxi:
va.
La donna a 37 anni è come il bus:
va.
La donna a 60 anni va:
è come la bici.
La luce è come il buio:
quando è buio non si vede.
La donna è come l'uomo:
anch'essa ha le gambe.
Ho la consapevolezza
costante di trovarmi su un pianeta, un pianeta dico eh, non un muretto o un
tappeto o una piazzetta in vibrobloc. Un pianeta che ruota, nel vuoto, e che se
si fermasse di colpo andrei affanculo per inerzia. Il nord me lo indicava solo
una vecchia bussola che non ha mai funzionato bene neanche quando era nuova, e
una volta che ero ai margini di un bosco mi ero perso e per fortuna è passata
mia zia in macchina e mi ha dato un passaggio.
I pupazzini di guerre stellari li ho prestati ad un amico nel 1978 e me li ha
rotti quasi tutti: è rimasta solo Leila che francamente a livello gioco non
conta, per questo è rimasta.
Ma improvvisamente apro un cassetto e tutto il resto diventa sfuocato: nasce
una passione travolgente in atmosfera protettiva per questo supporto desueto,
fragile e caduco. Ho trovato un floppy.
Ora che ci penso avevo anche i floppy più vecchi, quelli da 5,25”. Ne ritrovo
una scatola da dieci e vado in garage: c’è ancora l’M240, attacco tutto e
funziona, mi viene da scrivere dir/p, così, in automatico, l’M240 obbedisce e
mi mostra cosa c’è in C: fermando la schermata ad ogni pagina così posso
leggere per bene. Non ha neanche il mouse, mi sento monco eppure funziona. Ma,
nonostante tutto, infilare un mp3 di 30 secondi compresso a 56k dentro il
floppy da 5,25” mi risulta impossibile. Lo riempirò solamente con tutto il mio
amore. Anzi 700 kb del mio amore in quello da 5,25” e 1400 kb in quello da 3,5”
doppia densità, zippati.
Non esco mai, anzi quasi
mai. Quando esco è per qualcosa di estremamente importante, come un concerto
del mio pianista preferito che viene apposta da Roma ad esibirsi in un fienile
ristrutturato nel mezzo dell’Appennino, a due passi da casa. Soccia. Son quelle
cose come i Van Der Graaf che si riuniscono nel 2005, non avrei mai pensato di
riuscire a vedere dal vivo una roba così.
Ma prima del concerto c’è il cappello introduttivo dell’assessore, che nel suo
intervento tiene molto a ringraziare chi di dovere nell’ambito della
valorizzazione delle risorse del territorio e quant’altro, e dopo 15 minuti di
intervento i bimbi scalpitano, i neonati gridano, gli esteti realizzano che l’arredo
del fienile non è di loro gradimento e cominciano a bestemmiare, alcuni son già
usciti a fumare, una signora fa alzare tutta la fila perché le scappa già la
pipì, un’altra fila è scomodata da un giovane capellone barbuto con cane a cui
il raffinato serioso e cortese staff rivolge comunque ampi segni di ossequio
mentre esce, io ho già mal di schiena, le bestemmie degli esteti fanno uscire
alcuni chiesaiuoli, la signora fa uscire alcuni segaiuoli, non si distinguono
più i passeggini parcheggiati a fondo sala, i vicini di posto parlano male di
Tarantino, squillano sette telefoni contemporaneamente e fanno cuocere un uovo
alla coque, il pianista intanto va un attimo in bagno, un quadro è attaccato
storto, è caldo ed ho un calo glicemico ma per fortuna ho una banana nella
giacca, dice scusi le sta cascando la banana, ah grazie rispondo poi la mangio
ma non so dove buttare la buccia, poi ci caccio dietro due cioccolatini
regalati col caffè al bar nei giorni precedenti, mi viene subito un bruciore di
stomaco che ci vorrebbe San Giorgio con la lancia, alcuni quadri sembrano di
macchiaiuoli, ho sete, il pianista comincia ma io devo uscire un attimo che ho
la buccia in mano e mi manca l’aria, quando torno mi han fregato il posto,
ascolto due brani in piedi poi torno a casa, tanto non esco mai.
Chiedere cortesie alla propria mama è sempre faticoso, ma dopo anni di studi
nei migliori campus infangati credo proprio di meritarmi un ingresso gratuito
ad un centro termale. Tra l’altro le chiedo se ha un’idea su che fine possa
avere fatto la mia amica Bassi che non vedo dal 1983, alla quale dedicai un
editoriale nello speciale natalizio della mia fanzine scolastica. Il titolo era
“La Bassi è un uomo”. Mi risponde che è tornato a Taranto, oppure a Toronto, ed
ha aperto una mescita di chinotto. Mi viene subito intenso desiderio di
check-in, che a Toronto non ci sono mai stato, ma mi distrae una lite tra due
disadattati seduti al bar di fronte. Uno parteggia per la chiesa cattolica,
l’altro per i testimoni di Geova. Il secondo ha la meglio grazie a qualche
bicchiere di vino in meno, che altrimenti influirebbe negativamente sul circolo
di psicofarmaci, e soprattutto ad una preparazione teologica specifica ove si
sostiene che Geova è uno, è uno solo, ha dato il nome a me, a te, a lui, no a
lui no, veniva già pregato da millenni, voi state predicando la falsità.
Non passo mai inosservato agli occhi dei rompicoglioni benché ipovedenti: mi
raggiunge e mi chiede di tradurgli in inglese una lettera indirizzata alla
Nestlè ove sostiene di essere detentore del brevetto sul Nesquik, ed un’altra a
Stephen Hillenburg ove sostiene di aver disegnato per primo Spongebob già nel
1979. Obbedisco malvolentieri, ricopio anche Spongebob e mi viene abbastanza
bene, mentre si riaccende vivace il dibattito tra il teoreta del modernismo
milanese già diffuso tra gli altri da Alfred Loisy, ed il seguace di C. T.
Russell con le sue citazioni masoretiche.
Si accapigliano fino all’arrivo dei Carabinieri. Nel frattempo un terzo
sconosciuto si è accasciato in coma etilico su una seggiola, e non appena
giunti gli uomini dell’Arma si vomita addosso, continuando tuttavia a dormire.
I graduati sanzionano il bar nell’impossibilità giuridica di punire l’etilico,
e trascinano in caserma i due teologi per accertamenti. Nell’occasione si
approfitta di sporgere denuncia per plagio nei confronti di Burt Bacharach. Il
brigadiere viene da Taranto, è uno solo e beve chinotto. Ma io resto sempre
basito dalle zaffate di arbre magique gusto vaniglia che escono dagli sportelli
aperti delle auto in fermata: mi riportano improvvisamente al 1990, anno con i
suoi alti e bassi, ma soprattutto alti.
Corro al supermercato lasciando volutamente a casa la tessera fidelizzatrice:
devo comprare pollo, chinotto, pesce crudo e fritto unto. Pagherò senz’altro
alle nuove casse automatiche self service, così almeno potrò insultarle senza
conseguenze penali. Domani poi vengono amici a cena ed ho in mente tutto un
menù particolare:
Pesce Gatto del Congo (con la bocca come i
Moguru);
Pesce Tigre Golia arrosto con patate Activ Plus;
Due etti di Filetto di Triggeratopo, animale
bionico preistorico che ti sodomizza e prende le tue sembianze;
Mozzarella di cincillà;
Berretto di panda (4x4);
Pasta d'uomo;
Cappuccio e pastinaca (il cappuccio è aumentato
dal 1° giugno);
Chihuahua ai quattro formaggi;
Bottarga di piranha;
Kebab di lupo crudo con fango piccante, yogurt
obsoleto, erba di fascia di rispetto autostradale e bacche di tuja;
Brodo duro;
L'orso Yogurt.