domenica 24 giugno 2012

io vorrei, non vorrei, ma se vuoi

Sto già assaggiando l'estate che spero di evitare il più possibile anche quest'anno rimanendo a casa a dare le medicine all'orto e innaffiare la suocera, ah no viceversa.
Uscirò di casa dalle 12 alle 16 per mangiare polenta col cinghiale senza bere un cazzo.
Cerco l'estate tutto l'anno, e all'improvviso eccola qua.

A causa di figli, moglie e delle loro insane passioni sto scrivendo seduto all'ombra di un enorme gonfiabile del bagno San Marco di Lido di Spina, grazie alla cortesia del gestore Sante che conosciamo già da parecchi anni. Oggi niente ohmbrellone perchè ci fermiamo solo un paio d'ore: ci penserà poi la famiglia nel lungo periodo di luglio, mentre io starò perlopiù a casa a tentare di finire il mio disco.

Qua in spiaggia non c'è wifi, e dovrò trasferire questo testo sul blog in qualche modo arcaico e retrogrado (lo sto riscrivendo, ndr) poichè sto utilizzando l'iPod Touch mentre ascolto Nicola Conte che fa tanto estate fighessa, ma sto disco rompe un pò le balle. Era meglio Bitches Brew che avevo messo prima, ma non si può avere tutto.
L'anno scorso Sante mi disse che non voleva dare il wifi libero a causa della complessa normativa e dei controlli, avrà ragione anche lui, arrivasse mai qualcuno che si mette a chattare seminudo tutto unto con degli anarcoinsurrezionalisti tra uno spritz un mojito una partita a beachvolley un'apericena un discodinner, dopo ci manca pure la polizia postale.

Oggi è il 24 giugno, e ancora manca buona parte delle orde di merde, tutto sommato c'è parvenza umana. Al bar nessuno mi ha pestato i piedi per passarmi davanti. Il sosia di Renato Zero ancora non si esibisce sotto casa. La vecchia del piano di sopra l'ho vista saltellare nell'atrio, come una che prende l'onda e non riesce a fermarsi; ha solo sgocciolato sul nostro balcone un pò di panni stesi ma non ci ha ricoperto con le briciole del pranzo, e pare che abbia anche smesso di trascinare gli armadi alle 4 di notte.

Ieri sera il ristorantone megatronico di Lido degli Estensi - se c'è qualcosa peggio di Spina è gli Estensi - è riuscito a darci un tavolo pur nella ressa del sabato e ci siamo magnati un pò di pesce, con moderazione viste le scarse finanze e il 10% per il servizio. D'altronde qualche grappa del Duce "Vincere" era esposta nel sacrario delle grappe da collezione. C'era un cameriere che sembrava uno di quelli finti come al matrimonio di Venanzio: portava via i piatti senza accertarsi se vuoti o pieni, anche se il mangiante stava mangiando.
Per quanto il servizio fosse comunque efficiente, aspettare un paio d'ore in un ristorante strapieno con le due salamandre minorenni è una cosa che va generalmente evitata.
Zanzare ce n'erano parecchie, ma a quell'ora avevano già mangiato. Ci giravano davanti alla faccia giusto per rompere i maroni.
Il nostro letto ha rete e materasso così immorali che stamattina verso le sette, al passaggio del camion del rusco, mi sono svegliato con i denti spostati.

Qui di fronte alla mia postazione ombreggiata da nonna malata, che camuffo un pò grazie all'iPò e alla maglietta di Frank Zappa, c'è una bellissima piscina unica àncora salvifica dei miei rari momenti adriatici, ma c'è un sacco di gente, ed è veramente un caldo porco come al solito. Che poi non è il caldo, quello lo conosciamo. E' un caldo peggiore, poi la sabbia nei piedi, il secco, l'aria immobile, fermatemi.
Un bimbo all'interno del gonfiabile, protetto da una rete, mi spinge la schiena dicendomi "spingo". Bravo, gli dico, sei coerente.
Tra poco si andrà a fare un'ora di coda da Idea Pizza per mangiare la pizza a metà prezzo, poi sistemarsi un attimo, litigare coi cinni, ripartire, pieno all'iperself che costa meno, generi di prima necessità a Casalecchio, e a casa verso le 20.
Insomma, adesso chiudo e vi saluto con l'altra mano, wish you were here.

Anzi, come dicevamo 25 anni fa a Lagaro:
- How I wish you were here?
- How I wish, how I wish.


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