Con corredo di foto e video per i più increduli.
Di 11 milioni che stanno a Seoul, non ho visto neanche un coreano con la barba. Anzi ce n'era uno ma forse era cinese. Sembrava Miyagi di Karate Kid. Le donne coreane bramano gli occidentali soprattutto perchè sono molto più belli. Ai nostri occhi i maschi coreani si raggruppano principalmente nelle categorie Jackie Chan, Psy e Takeshi Kitano (lo so che non è coreano). Le donne invece sono dotate di gambe (n° 2 cad.) e quasi nessuna le nasconde nei pantaloni. Anche i capelli sono notevoli, sarà l'alimentazione. Il kimchi però dopo due giorni mi ha rotto un pò le balle. Una signora coreana di mezza età mi intortava in ascensore: ma com'è alto questo palazzo, oh lei è stato al 30 piano, cos'ha visto, eccetera. Prima di uscire dall'ascensore mi ha dato la buonanotte lanciandomi un bacio con la mano. Ma forse era giapponese. Le zdaure indossano un monumentale berretto con visiera. Sulla metro tutti salgono già con lo smartphONE (accrescitivo) in mano e le cuffiette bianche nelle recchie. I più giocano a Angry Birds, ma ci sono donne di una certa età che guardano film o fanno shopping online. C'è un silenzio alieno.
La metro è incredibile: facevo paragoni col Giappone, che peraltro non ho visitato. Dieci linee con ovviamente due direzioni ciascuna, colori che a volte non si distinguono benissimo, tipo verde scuro e marrone; numero di linea, numero di fermata e numero di uscita, con i nomi che anche se traslitterati sono impossibili da ricordare se non prendi la residenza. Ci voleva un accurato planning con carta e penna.
I vagoni della metro, alle 8 di sera, dopo milioni di passeggeri, sono immacolati. Non c'è un angolo di sacchetto di patatine per terra. Così come i bagni dei centri commerciali. Per contro, davanti al COEX (il World Trade Center di Seoul), nel giardinetto destinato al fumare si ritrovano distinti uomini d'affari che tra un tiro e l'altro scatarrano come dei cinghiali e sputano per terra. I più raffinati sputano nel posacenere. Uno, educatissimo, ha atteso che spegnessi la mia sigaretta per sputare. Pensavo come sarebbe stata la stessa scena durante un convegno sui fabbricati rurali all'hotel del Centergross di Bologna.
Mi piace molto la gestualità con cui si consegnano e si ricevono cose. Bisogna farlo con due mani e, se non è possibile per la presenza di borse o altri impedimenti, bisogna accompagnare con l'altra mano il braccio che porge, in una sorta di gesto dell'ombrello. E' considerato molto educato, e ogni tanto ci riesco anch'io facendo innamorare le cassiere (mica vero).
La popolazione coreana mi fa incazzare parecchio quando per strada, o nei mall, entri in rotta di collisione a piedi e non si scansano. Se non mi scanso io, facciamo un frontale. Ho provato, ed è successo. Anche se in un marciapiede spazioso e deserto incontri uno che cammina da solo, sulla tua rotta, non si scansa. Ma che cazzo. Non ho capito, tra loro qualcuno si dovrà pur scansare: mi sa che sono razzisti nei miei confronti.
Oh, comunque la gitarella a Seoul è stata una delle cose più piacevoli della mia esistenza: poter vagare senza appuntamenti nè costrizioni per una città orientale sconosciuta, entrare in un ristorante a caso ed ordinare una cosa a caso in base all'immagine sul menu, che per quanto io sia predisposto alle lingue straniere il coreano mi viene un pò ostico. Tuttavia con la cameriera ci siamo perfettamente capiti, quando mi diceva che non era più l'orario per il Bibimbap Menu: allora ho ordinato un bibimbap senza Menu, uguale identico ma costava 1000 won in più.
Bibimbap |
Per tacere dell'albergo Coex Intercontinental. In preda al primo jetlag della mia vita (stupore quando in aereo, sorvolando la Siberia, diventa notte all'improvviso) ho vagato per l'albergo raggiungendo la piscina: all'apertura delle 6 di mattina ho finalmente realizzato il sogno di avere una piscina tutta per me come Bill Murray, che però era a Tokyo ma non mi formalizzo, Seoul per me è il posto più vicino al Giappone senza andare in Giappone. Grave mancanza quella dei cd mini-vinile, mi aspettavo qualcosina considerando che anni fa su ebay avevo trovato Linda Perhacs proprio in un'edizione coreana. Enorme delusione la gita nel quartiere tecnologico: una cosa folle grande come il centro di Bologna, con negozi esclusivamente elettronici e fotografici lungo le vie, e centri commerciali elettronici di 6 piani; ma ad esempio i pc portatili costano più che in Italia, e i venditori che ti aggrediscono come al Sana di Bologna fanno decisamente incazzare.
Non vi ho detto perchè ero a Seoul, ritenendolo sottinteso: ho accompagnato Stefano W Pasquini invitato ad esporre opere proprie e della galleria Studio Cloud 4 in una camera del 9° piano del Coex Intercontinental, trasformato in fiera dell'arte.
Ogni sera dovevamo riporre le opere per poter dormire e fare la doccia (anche il bagno era utilizzato a mò di galleria), poi l'indomani spazio aperto ai visitatori.
Ho avuto modo di incontrare Marco, un altro monghidoregno, che per studio e lavoro risiede a Seoul diversi mesi: mi ha fatto da efficacissima guida durante una giornata turistica gelida ma eccellente. Siamo anche andati a mangiare il bulgogi. Alla chiusura delle giornate espositive ho avuto modo di conoscere Nicola, gallerista maltese di Hong Kong, nonchè gli artisti Bodo Korsig, Kim Changkyum, Hans Bouman: siamo finiti in una bettola aperta 24 ore su 24, dove come prima cosa è meglio infilare la propria giacca in un saccone da nascondere a terra sotto il tavolo, se ci si riesce, per evitare che si impregni di qualunque fumento. In mezzo al tavolo c'è il barbecue dove ci si cucina autonomamente la carne ordinata, si condivide, si fumano mille sigarette (This Plus) e si fa un gran casino.
Sotto il Coex c'è il Coex Mall, che è il centro commerciale più grande dell'ASIA, pugnatt, io abituato al negozino di Montefredente. Vi si poteva accedere direttamente dall'albergo. Non è che ci si perde: però, per ritrovare un negozio che avevi visto passando, può volerci anche qualche ora.
Un notevole plusvalore per noi cretini risiede nel fatto che il Coex si trova nel quartiere Gangnam (Gang = fiume, Nam = sud, quindi a sud del fiume), magistralmente reso noto in tutti i più remoti angoli planetari dal brano e relativo video di Psy. Ci eravamo ripromessi di girarne una nostra versione, ma perchè lavorare tra mille difficoltà in una città ignota quando si può cazzeggiare con grande scioltezza?
Alla fine della fiera - letteralmente - le ultime due notti sono trascorse un pò faticosamente in una guesthouse che neanche il taxista riusciva a trovare.
Il dannato Tatami. In evidenza la porta di carta che lasciava entrare i 3 gradi esterni nonchè i rumori notturni dei coinquilini |
La vecchia signora che ci ha accolto in mancanza della proprietaria ha capito che ci serviva l'indirizzo scritto della location per poterci ritornare (poichè il taxista si era tenuto il bigliettino) solo quando con sommo orgoglio ho utilizzato Google Translate nel mio iPod touch grazie ad un wifi debole ma provvidenziale. Ci ha scritto l'indirizzo ed è ritornata subito alla sua mansione di rifornire di braci il riscaldamento a pavimento. Al ritorno da un giretto pasquinico abbiamo trovato Nicola in preda al panico: aveva preso fuoco il pavimento della sua stanza. La guesthouse era in un bel quartiere, quello delle gallerie d'arte che ci aveva consigliato anche Jisoo, la collaboratrice di Grace Rim.
Romanetti Point a Seoul |
Tutto meraviglioso, ma il caffè faceva un pò lercio |
Ora, Pasquini è vegetariano, grave handicap in una città dove se magnano anche le larve e le zampe di maiale takeaway: stando alla mia app guida ci sono solamente 7 ristoranti vegetariani in tutta Seoul, dei quali 2 proprio in quel quartiere, ma entrambi chiusi.
Prima del ritorno Pasquini ha comprato dei vagoni di salsa piccante coreana, che poi li ho visti anche al market cinese di Via Ferrarese.
Alle larve ho detto no: l'unico street food che ho assaggiato era una cosa ustionante e molto buona, non saprei come dire, sembrava un uovo sodo e una fetta di pane a cassetta fatti passare dal teletrasporto de La Mosca e fusi insieme.
Ho trovato un pò seccante ma provvidenziale la perdita della coincidenza al ritorno una volta giunti a Heathrow: grazie anche al buono di 10 sterline gentilmente offerto dalla British Airways ho fatto la spesa di sandwich Jamie Oliver per la gioia casalinga di grandi e piccini, inoltre una bevanda gassata alla vaniglia, un Peppa Pig in inglese, l'ultimo numero della rivista ufficiale di Doctor Who, due bocce di salsa HP.
Ed ora un pò di foto a caso
Water elettronico con lavaggio, risciacquo ed asciugatura |
Visto così, sembra facile |
Bulgogi |
Colazione Coex parte 1 |
Colazione Coex parte 2 |
Colazione Coex parte 3 |
Colazione Coex parte 4 |
Sconfinata libreria in coreano |
Ove si mostra la pulizia del cesso del mall a mezzogiorno |
Per fare colazione occorreva la mappa |
Ufficio postale coreano |
Occhiali di diversa gradazione a disposizione |
I pianoforti non costano un cazzo, il problema è il trasporto |