Sarcastico, pungente ed allo stesso tempo acuto, in una parola intelligente. Ecco forse spiegato il motivo perché uno come Riccardo Lolli difficilmente potrà conoscere il successo, se questa parola ha ancora un senso in tempi dove le cifre di vendita della musica, in qualsiasi formato, hanno raggiunto i minimi storici e la cosa sembra solamente destinata a peggiorare. Immaginatevi una sorta di Simone Cristicchi meno elitario ed un Samuele Bersani meno adolescenziale ed avrete inquadrato il profilo di questo Lolli, che del più famoso Claudio, ha ereditato la visione del proprio tempo, raccontato in modo graffiante e concreto in canzoni che diventano fotografie di un oggi sempre più confuso e caotico. Con “Dopofestival”, “Floppy”, “Fatemi scendere” (anche in versione acustica), “A Taranto”, “Mama”e le altre canzoni, quattordici in totale, Riccardo Lolli ci consegna un album bello e brillante, e temo che proprio per questo in pochi troveranno il desiderio di scoprire. (Gianni Della Cioppa)